Domenica mattina ore 11.00 circa,casa italiana media,stipendi da fame nera: Lei ha già: sconvolto i letti,aperto le finestre,messo cuscini, piumoni e lenzuola sul davanzale in bocca al sole,preparato la colazione,messo sù il caffè,imburrato il pane,reciso due fiori dal vaso del balcone e messi al centro della tavola,cambiato pannolini,tolto i pigiami,lavato i bambini,spolverato la libreria,avviato il sugo e l'arrosto per il pranzo con la suocera,steso una lavatrice di panni bianchi,caricata con pretrattamento,una colorata,sprimacciato i cuscini del divano,passato l'aspirapolvere,lavato le tazze,rinfrescato i pavimenti con straccio umido ed essenza di lavanda,cantato una canzoncina ai bambini irrequieti,si è lavata,vestita e pettinata,ed ora sta annaffiando le piante. Lui ha già:fatto la cacca ed ha appena terminato di farsi la barba,sfregiandosi le guance come al solito.
Diciotto anni fa stavi per nascere. Diciotto anni fa stavo per diventare madre con te. E' stato subito entusiasmo puro, niente lo inquinava, era semplice, leggibile, incontaminato. Diciotto anni fa, è stato un tempo forse troppo veloce ma pieno. Pieno di cose che hai portato tu, pieno di cose che ti abbiamo dato o cercato di dare. Abbiamo ballato sul tettuccio della macchina e vomitato insieme sulle scale. Vivi come quando salivi e sali in alto o su una giostra:andando a petto aperto incontro alla vertigine. Abbiamo aspettato ed accolto tuo fratello, protetto tuo padre, tuo nonno ed i deboli che sai individuare in un attimo. Ora fai volare con le tue braccia i piccoli del branco e ti amano tutti perchè sei buono e divertente. Diciotto anni di baci, corse, scoperte, libri, ninne nanne, febbri, paure, risate, viaggi strappati e l'incanto di vederti crescere e diventare un uomo. Sei preoccupato per me in silenzio, sei arrabbiato per questa preoccupazione che ti sto dando, hai s
Dentro al lunghissimo e grigio tunnel, il fiume di macchine davanti a me, dietro a me, accanto a me, procedeva lento, non eravamo incolonnati, procedevamo dentro una corrente fluida a morbidi distacchi e movimento inesorabile, con lievi onde verso destra, poi verso sinistra, poi dritto, tutti all'unisono, tutti sottovuoto, tutti nella stessa direzione. Il rombo amplificato dei motori forti, proveniente dai tunnel collaterali, spingeva un suono sordo e costante nelle orecchie, i finestrini sigillati, nessun segnale, la musica si era interrotta, solo un rivolo di sudore sotto ai seni, un altro dietro la schiena a contatto con il sedile. Mi sembrava di essere sott'acqua senza poter prendere aria salendo in superficie, proseguivo a lunghe gambate verso un'idea di uscita che ancora non vedevo ma immaginavo tutta. Silenzio anche nella mia testa, solo il suono del movimento lento di macchine e corpi incapsulati dentro, ognuno incontro al proprio destino, in singola corsa verso u
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