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Visualizzazione dei post da 2022

La piattaforma

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  Sulla panchina mi sedevo con un sospiro, guardavo i miei figli giocare con i loro amici dentro a stagioni diverse di foglie e sassi, di vento e caldo, di quasi natale e nuvole grigie. Seduta sentivo fluire via tutto l'amore che avevo provato e rientrare quello nuovo, purificato, come sangue sporco che arriva ai polmoni e ne esce ossigenato, fresco e vivo. Tutto l'amore mi abbandonava, tutto l'amore mi riprendeva. La striscia della resistenza dei suoi peli sul petto. La traccia odorosa del mio sangue sul suo ombelico. Nessun dolore, lo sguardo che si libera, i pesi che momentaneamente si scaricano ai piedi di quella porticina, la testa rovesciata sul cuscino troppo alto, gli occhi aperti a prendermi tutto, gli occhi chiusi a sentire tutto. Il caffè si lascia sorseggiare ormai freddo, lungo tutto l'arco del tempo, facendo pellicola, ricevendo vibrazioni dal comodino accanto a noi, le nostre. L'abbraccio intrecciato, la testa sul suo petto e sentirci la sua voce rimb

Ricorrenze

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     Io, da sempre, con te accanto, sono come quando il Ferragosto capita di domenica: una festività  soppressa.    

Spessore

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  Postura antalgica di spalle chiuse e petto curvo, di spessore anestetico nutro la mia carne con infusione ininterrotta ed aghi profondi. Attutire il suono, spegnere il fragore, abbassare la frequenza del battito, ridurre i respiri, tamponare il sudore, bloccare il sangue in uscita. Arginare il tonfo vitale di ciò che vedo, di quello che prendo, ammorbidire il tatto, appiattire la discriminazione sottile, rendere grossolana e leggera la percezione, abbassare il volume, socchiudere lo sguardo, sovrapporre le ciglia al cristallino, fare ombra sulla testa calda di sole. Lo spessore anestetico si splama sulle mie terminazioni nervose,avvolge le scosse, inguaina il dolore, intontisce la gioia, svuota l'entusiasmo, mi soffia sulla faccia, mi allontana da persone e strade. Il corpo mi ingombra, i miei seni sono freddi e pieni, la mia pancia pallida e gravida di assenza, le notti piene di sogni e risvegli solitari, cuscini spinti,e finestre nuovamente chiuse. Caffè amari ed affacci grigi.

Vicini

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Stavo lavando i piatti come li lavo sempre: con fastidio e noia, detesto lavare i piatti, detesto anche stirare, ma se da un lato posso scegliere di non stirare, dall'altro non posso fare altrettanto con piatti, posate, pentole, bicchieri unti e rimasugli di cibo, devo affrontarli per forza. Lavavo i piatti con la consueta fretta e l'irrefrenabile voglia di correre a fare altro, quando ho visto con la coda dell'occhio, una giovane coppia uscire sul balcone di fronte al mio. L'appartamento dal quale la giovane coppia si affacciava, è in fase di ristrutturazione dall'inizio dell'estate, martellate, colpi, imbianchini, scale, mattoni, sacchi di calcinacci ed il solito repertorio che abbiamo affrontato tutti noi almeno una volta nella vita di questi palazzi. Non avevo mai visto i futuri abitanti dell'appartamento di fronte, ho spento l'acqua, asciugato le mani e mi sono voltata a guardarli. Erano giovani, sorridevano, si abbracciavano e parlavano fitto fitto

Azioni

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  Ho mangiato ed ho mangiato ancora, non era fame. Ho dormito tutta la notte e parte del giorno dopo, per numerose volte, per mesi interi, non era sonno. Ho letto tre libri, non li stavo leggendo, gli occhi si arrampicavano sulle pagine. Ho fatto un piccolo viaggio, non sapevo dove mi trovassi. Ho bevuto borracce di acqua fresca per questo grande caldo, non era sete. Ho camminato di sera, non contavo i passi. Ho guardato dei film, non li ricordo. Mi sono lavata i capelli, non brillavano, non profumavano, erano puliti e basta. Ho fatto delle visite mediche, non ero preoccupata per la mia salute. Ho effettuato dei trattamenti sul mio corpo, non mi stavo prendendo cura di me. Ho scattato delle fotografie, erano fuori fuoco. Ho cercato l'aria, non erano respiri efficaci, restavo senza ossigeno. Ho sognato, non ricordo quasi nulla. Ho cucinato, ma erano piatti di cibo. Ho riso, non mi divertiva. Ho lavorato, di fronte alla stanchezza. Ho avuto tanti cicli di sangue inaspettato, non mi r

Ode al mio farmacista

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  Mi hai vista entrare piegata in due dal dolore della cistite da luna di miele con 40 gradi all'ombra ed implorarti per un Monuril bustine senza ricetta più di una volta, mi hai vista arrivare con le camicette bagnate di latte ed i figli piccoli appesi come cuccioli di scimpanzè, per chiederti tachipirine, Nurofen, consigli, ghiaccio secco, Rocefin per le loro broncopolmoniti. Mi hai guardata vagare smarrita fra i reparti a cercare sollievo da una premenopausa pazza e quando ti sei avvicinato per dirmi:”ma sei giovane per questi prodotti per la menopausa, non prenderli”, io ti ho risposto qualcosa tipo:”fatti i cazzi tuoi sto male, che ne sai tu che sei governato solo dal testosterone, lo sai cosa stanno facendo i miei estrogeni ora eh?!” E' successa più o meno la stessa cosa quando cercavo cose dal nome assurdo come:”Vagostabil, buonumor, serenil, stotranquil, dormobuono, parasimpatic-off”, sorridevi e mi dicevi:”sicura che te lo debbo ordinare?” “ho detto di si!smettila di

Al parcheggio

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    Quando arrivavo e vedevo le vostre macchine già parcheggiate mi veniva sempre una fitta alla bocca dello stomaco, tutte le volte indistintamente, ogni tanto, mentre facevo manovra per parcheggiare anche io, è caduta una lacrima piccola, una lacrima di gioia nel pensarvi fra poco vicine, una lacrima di dispiacere al pensiero della strada che avevate percorso per raggiungere ancora una volta il lavoro, dei figli lasciati presto, dei genitori e dei nonni malati, dei temporali e delle estati roventi. Mi commuoveva la vostra fatica, i vostri borsoni con i pranzi che per anni abbiamo condiviso, i lunedì perché erano l'inizio ed i venerdì perché erano la fine. È stato sempre così urgente e non trattenibile, come il bisogno di parlarvi e quello, identico, di ascoltarvi. Certo, nessuno me lo aveva chiesto è vero, l'amore degli altri non si pretende, ma il mio era spontaneo e pulito, testardo e forse un po' ingenuo, ma non era niente altro, niente di meno.   In un mondo in cui: &

Con quei piedi

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  Mi sentivo morire, lentamente, senza drammi, senza agitazione, sentivo solamente il mio corpo allontanarsi dal mondo, quello che mi avevano insegnato a chiamare realtà, smetteva di appartenermi ed io ne sgusciavo fuori. Mi pareva di morire come si nasce:scivolando fuori. Le mani ed i piedi ghiacciati, rivoli di sudore sotto i seni caldi, la pancia bagnata, adesa alla maglietta scelta poco prima senza alcuna cura, la maglietta era anzi stata messa addosso e basta dalle mie braccia tremanti come succedeva la mattina ormai. Restavo ferma, respiravo malamente, il mondo girava e correva accanto a me, sentivo i suoni della quotidianità in una parte recondita delle mie orecchie, una specie di eco che non mi riguardava, avvertivo quei suoni un pò come succede quando ci si addormenta in spiaggia, in mezzo a tutti, fragore delle onde compreso. Il rombo dei motori, il chicchiericcio del mercato, il borbottio dei passanti nei loro cellulari, tutto mi arrivava senza giungermi davvero. Restavo fer

Voti

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  Sala colloqui, interno scuola media, professoressa di Filippo,  mi avvicino: "finalmente conosco la mamma di Filippo la famosa Silvia!" "buongiorno professoressa addirittura famosa?" "si si, suo figlio parla spesso di lei chiamandola Silvia, ieri proprio mi ha detto:domani conoscerai Silvia, è forte Silvia prof, ti piacerà" "sul serio? Che tipo assurdo questo figlio mio" "volevo dirle innanzitutto che suo figlio è UNA PERSONA che mi ha dato tantissimo, proprio dato nel vero senso della parola, un insegnante da e prende, e lui è stato molto generoso in questo scambio con me, è intelligente, attento. Filippo è molto divertente, fa spesso scoppiare sia la classe che i professori, a ridere fragorosamente, ma lo fa in maniera divergente, con un umorismo non comune, ha un livello di autostima pari a zero e non capisco perché, è discontinuo nello studio ma si prende ogni singola responsabilità quando è il momento, non ha mai fatto la spia, non h

Prima

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  Ho da sempre un'irrefrenabile tendenza a cominciare cose e a non portarle a termine perché tutto, ad un certo punto, mi appare totalmente inutile:la dieta, uno sport totalizzante, una raccolta, un'abitudine, vivo di emozioni profonde, vivo d'improvvisazione. Ho tutti i chakra spostati ed intasati, non ho mai trovato la pace interiore, ho dei sogni appallottolati e chiusi dentro qualche cassetto insieme ai calzini spaiati. La scelta oggettuale non è mai stata il mio forte, provo troppo dolore sempre, fatico a riconoscere l'autorità, non mi piace per niente obbedire, specialmente ai cretini, specialmente a quelli che ci tengono tanto ad essere obbediti. Ho il corpo gonfio di rabbia, delusione e grasso. Invecchio e mi piego ogni minuto di più, cammino nella perenne sensazione di perdere i sensi, di sudare, di avere il cuore fuori ritmo, il respiro mozzato, delle lame conficcate in testa e nella carne. Tutto quello che chiedevo alla vita è sempre e solo stato amore, legat

Come un albero di Natale

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  Lei si era spenta non troppo lentamente, come un albero di Natale il giorno dopo l'epifania: una decorazione alla volta, fino all'ultimo istante aveva conservato un angolo colorato e luminoso mentre il resto era già spoglio e spento. Ogni sua cosa bella l'aveva riposta in uno scatolone senza cura, senza ordine, un pezzo sopra l'altro, aggrovigliato, accatastato, sovrapposto. Nello scatolone erano finiti anche libri in attesa di dedica e canzoni non ancora condivise. Una volta smontato tutto, l'albero non conservava più neanche la forma originale, era diverso in altezza, la struttura centrale era piegata, i rami non apparivano armonici come un tempo, non erano più in grado di aprirsi, di restare flessibili dove il peso li trascinava a terra. La sua dismissione era stata concentrata in un tempo breve ma era la somma di tanti natali vissuti pienamente. Aveva amato il natale fin da piccola, si era emozionata ogni anno, ora anche quello le sembrava una finzione, una tr

Adesso basta

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  Adesso basta con: 1)Chiedo per un amico oppure lasagne su tela, biscotto su teglia ecc... 2)è too much 3)Sono una persona solare 4)assolutamente si 5)questo compito non mi ASPETTA 6)E quant'altro 7)Ti risuona? 8)Ho intrapreso un percorso 9)buona vita 10)sei un* guerrier* 11)ne usciremo migliori 12)se cadi rialzati 13)sorridi sempre 14)mi è successa la stessa cosa tua ma per me è stato peggio 15)non sono razzista ma... 16)non è per i soldi ma per il principio 17)si ma rilassati 18)non è un vaccino è un SIERO 19)Siete tutti ipnotizzati dal nazi greenpass 20)mi hai sbloccato un ricordo 21)piuttosto che questo piuttosto che quello 22)ha perso la sua battaglia contro... (nome della malattia X) 23)giù le mani dai bambini 24)ti voglio bene ma non so dimostrarlo 25) anche no/anche meno   Comunque p er un depresso non c'è niente di peggio di avere qualcuno che gli indichi perché non dovrebbe esserlo.

Quanto amore sprecato

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  Fino a poco tempo fa, non ero affatto d'accordo con questa amara esclamazione, ero fermamente convinta che l'amore, quando sincero e spontaneo, non potesse mai andare sprecato, anche se l'oggetto del nostro amore non lo desiderasse, lo respingesse, non lo contraccambiasse. Ora, oggi, in questo Febbraio che non sto vedendo davvero, penso che lo spreco più infame, più spregevole, più punibile, sia quello di sacrificare il proprio amore. L'energia, la spinta, il desiderio, la cura, l'attenzione, la forza, la difesa che il mio amare smuove, non può più essere gettato via in questa maniera cieca. La solitudine, la trascuratezza, la mancata difesa, l'appoggio assente, la carezza negata, le notti senza calore, la violenza senza schiaffi e senza lividi sul corpo ma pulsante dentro, l'umiliazione, il regalo mai pensato, il silenzio, la distanza, non possono essere accettati come risposta al mio amore, neanche per un altro giorno. La musica, le immagini, i ricordi,

Gennaio, sudo e tremo

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  Si muove più lentamente, si guarda sempre, non si piace mai. Si incontra con le mani, con i vestiti stropicciati, con le lenzuola, il contatto non la scalda, non la rassicura. Apre gli occhi la mattina presto ma è contro la sua volontà, è così buio, è così freddo, è talmente violento questo inizio di ogni giorno. Il suo fiato fuma come lo scappamento della sua macchina troppo grande, le mani ghiacciate, il passo sbilanciato, l'incedere insicuro, sembra stia sempre per fermarsi e svenire sull'asfalto. Non sviene e guida, non sviene e lavora, non sviene e pulisce. Però non guida, non lavora e non pulisce davvero, si sente solo svenire. Le sanguina una narice, le si è sfilacciata una spalla, le si è solcato il viso, il collo, ogni giorno troppo dolore, si sveglia e cerca da subito di diminuirlo, cancellarlo, per qualche ora, nel tardo pomeriggio crede di stare meglio, poi dorme e sogna, quanto sogna ancora, e tutto il dolore riparte, le morde le ovaie, le gonfia e scalda i seni,