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Visualizzazione dei post da ottobre, 2012

Di mamme, figlioli ed altre storie

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Il grande ha perso due dentini ed il terzo gli balla in bocca, scrive disordinatamente, ed è un asso nell'insiemistica, il piccolo ha la testa tonda, un grembiulino a scacchi per stare otto ore alla scuola materna, per lo più in maniera silenziosa, timida e creativa, come raccontatomi dalle maestre. Il grande ride meno di prima, ha una sofferenza visibile, un nervosismo veloce e rapido come i suoi muscoli sempre tesi, è asciutto e definito, ha le ciglia lunghe e scure, e fa amicizia con tutti. Il piccolo è generoso se gli và, affettuoso e dolcissimo solo con pochi, ama i cani ed i bambini neonati. Il grande è sensibile, spaventato dalle cose grandi della vita e scavezzacollo nei giochi fisici. Il piccolo è anarchico, mangia quando vuole solo quel che vuole, amerebbe cenare nei ristoranti sul mare e prendere gli aperitivi al bar. Il grande vuole compagnia quando fà la cacca e non smette mai di parlare neanche mentre la fà. Il piccolo vuole essere lasciato in pace per fare la ca

E' difficile

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E' difficile pensare che da quando hai visto e sentito nascere il tuo primo figlio, sono cambiate un sacco di cose. In realtà l'ho più sentito che visto nascere, una spinta, l'ennesima, senza sapere che potesse essere quella definitiva, l'ultima, e poi quella specie di pesce enorme che sguscia via, una scivolata verso l'aria, un balzo in superficie, ed ecco che il pesce che ti nuotava dentro giorno e notte, agganciato al tuo battito, al tuo sangue, alla tua carne più interna, è fuori, è altro da te. Ed ecco che intravedi una testa, dei piedini, un rantolo vitale che irrompe in un pianto strillato e la tua pancia si placa, il dolore svanisce, così concreto ed insopportabile poco prima, così lontano ed ovattato poco dopo. L'ho sentito nascere il mio primo bambino e l'ho accolto con tutta me stessa, come diversamente non avrei mai saputo fare. La sua pelle, il suo odore, i suoi movimenti, una piccola smorfia, hanno catturato ogni mio pensiero, impegnato

Con tu

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Caro Tommi, volevo chiederti scusa per essere entrata con il camice verde tutto sudato dall'emozione e dal caldo, dentro la tua stanza di terapia intensiva. Volevo chiederti scusa, se per l'egoismo di rivederti e darti un bacio, una nuova carezza,sono piombata davanti al tuo letto, accanto al tuo respiro affannoso, ai tuoi tremori, agli occhi che non riuscivi ad aprire davvero. Scusami se ho violato la tua nudità guardandoti, sbirciando la tua giovane bellezza ancora visibile sotto ai fili, ai tubi, ai lividi ed al pallore del tuo viso. Scusa se ho visto il tuo petto muscoloso, se ho incrociato il tuo tatuaggio tribale, se ho sfiorato la grana della tua pelle, sotto a quintali di macchinari e farmaci e sudore per lo sforzo di vivere o chissà, per smettere di soffrire. Volevo chiederti scusa, perchè se te lo avessi chiesto, e se tu avessi potuto rispondere, magari avresti detto no. Scusa To, non volevo mancarti di rispetto, nè calpestare la tua dignità, volevo vedere che