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Visualizzazione dei post da febbraio, 2012

Raccolta fondi

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"Mamma tu cosa volevi fare da grande quando eri piccola come me?" "Da piccolina volevo fare la macellaia e preparare polpette a non finire" "poi volevo fare la ballerina ma avevo le cosce di Sebino Nela" "chi è Sebino Nela?" "un calciatore della Roma che aveva cosce come le mie" "poi?" "poi volevo fare la crocerossina in Uganda, volevo diventare Madre Teresa di Calcutta e vincere il nobel per la pace" "che cose difficili" "si, però c'è stato sempre un sogno dentro di me, sempre lo stesso fin da piccola, un sogno che non mi ha mai abbandonata, neanche ora" "quale sogno mamma, quale?" "fare la scrittrice" "cioè?" "scrivere i libri e venderli nelle librerie" "perchè non ci sei riuscita?" "per tanti motivi tesoro, forse non li ricordo neanche tutti questi motivi, spesso la vita ti propone delle sorprese mentre cerchi di sorprenderla tu" &

Stormi e tangenziali

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Dopo nove ore di lavoro, mi ritrovo con la mia macchina grigia sulla rampa della tangenziale, in salita, sopra di me un cielo di nuvole spesse alternate a pezzi di cielo libero, improvvisamente uno stormo di uccelli che danzano in un ritmo dolce come un'onda, come un singulto leggero. Mi incanto a guardarli con il naso all'insù, stringo le mani sul volante, gli altri mi sorpassano, il traffico cerca di inghiottirmi, seminarmi, gli uccelli densi come un fluido scuro continuano l'elastico movimento coordinato come la migliore delle sintonie, la più armonica delle sinfonie. Resto a bocca aperta, nel frattempo mi attraversano la mente come piccoli flash, le immagini ed i suoni della mia famiglia, della mia vita, di un sorriso fatto durante la giornata, di un panino masticato in fretta, di un parcheggio non trovato, di un amore fatto più lentamente del solito, dei miei figli che mi dormono accanto, del problema di matematica non risolto con quel bambino che non riesce a risolver

Si, danzare

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Ascoltate il vostro respiro, scaricate il peso a terra, la gamba mi trascina il busto, la spalla segue, sperimento lo spazio, mi immagino lungo, mi immagino tondo, rotolo come un bambino, lancia il piede di lato, abbandona il peso, abbiate fiducia nel compagno, questo è il vostro compagno, la palla è la vostra storia abbiatene cura, la palla è responsabilità di entrambi, se perdete la palla vuol dire che non vi siete ascoltati, chiudete gli occhi ed ascoltatevi, respirate in sincrono, sentite l'aria sul viso?tira il muscolo? allungatelo, schiacciate le vertebre a terra, salite su seguendo una spirale, la colonna si srotola come un tappeto, e pa pa pa là, liberate il collo, spalancate le braccia, apritevi all'altro, sentite il battito, cercate un appoggio, lavorate sul movimento trattandolo come fosse liquido da lasciar scorrere, sentite la propulsione l'energia, e tan tan tan. Questo linguaggio, insieme al parquet consumato, la sbarra di legno, gli specchi, la polvere ed i

"D'interrogazioni, D'Annunzio ed estinzioni"

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"Tesoro, sono emozionata, come è andata la tua prima interrogazione sulla poesia di D'Annunzio?eh?dimmi dimmi, racconta a mamma tua..." "mamma, è andata benissimo, ho avuto un bollino con il sorriso, un bacio in fronte ed il voto che si chiama:"eccellente"..." "Uào che bello, la sapevi benissimo, eri proprio bravo ieri mentre la recitavi" "si và bene, lo sai che era la prima interrogazione per tutti, mica abbiamo avuto lo stesso voto sai? ognuno ha avuto il suo" "immagino, tu comunque pensa a te, non è una gara" "si me lo dici sempre, però per esempio Giovanni ha preso solo estinto e ci è rimasto malissimo". Te credo.

Aria di cielo

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Avrei voluto registrarti per farti riascoltare o riascoltarti io stessa fra qualche anno. Avrei voluto fermare le tue parole che sembravano un fiume in piena ma non ho potuto ed allora verranno inghiottite dal tempo che passa, dai ricordi che sbiadiscono, dalla memoria che non ricorda e non è più memoria. Avrei voluto risentire ciò che mi stavi dicendo nel momento esatto in cui me lo stavi dicendo, per non permettere che i tuoi pensieri spontanei come certi fiori che non è necessario piantare, si perdessero come questa neve imprevedibile e rara ai bordi della nostra città. Invece tu parlavi ed io tentavo di risponderti, ma annaspavo accanto alla tua sensibilità, al tuo dolore, alla tua preoccupazione di bambino di prima elementare. Al buio, sotto alle stelle giallognole comprate dal ferramenta, mi hai detto, con frasi lunghe e semplici, interrotte dalle mie risposte che qui non riporterò: "non mi convince questa cosa della vita, non lo capisco questo gioco, sembra che un gigante c