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I gabbiani

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   I gabbiani passano vicino alle mie finestre la mattina presto, portano nel cielo un suono liquido ad onde che mi ricorda il mare Non merito questo suono di marea perchè dormo in città, me lo prendo però, con gli occhi ancora non del tutto aperti. Il suono dei gabbiani mi pare un invito a seguirli lontano, lasciando macchine, traffico e rumori. Ascoltarli quando il velo del sonno non si è ancora sciolto del tutto, me li imprime nel profondo, li sento dentro rimbombare forte, sembra un'allucinazione, somiglia ad un nuovo sogno, poi inizio a dimenticarli ad ogni ora che passa, sempre di più, in serata li ho persi del tutto e sono colma di frastuono. I gabbiani sono il suono delle mie albe, la sabbia tiepida sotto ai miei piedi, il ricordo dei mari che ho respirato. I gabbiani sono il mio risveglio d'inverno.

Per tutte

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  Per tutte le volte in cui abbiamo detto ad una figlia o ad un'amica:"è stato aggressivo?vabbè ma tu cosa gli hai fatto, lo hai provocato?" Per tutte le volte in cui ci viene chiesto:"ma così scollata, ma con questa minigonna, ma tuo marito cosa dice?" Per tutti gli amici che dicono al tuo compagno:"ma lei mette foto sensuali su Ig, non senti che ti manca di rispetto?ma dille qualcosa no?" Per tutte le volte in cui siamo state lunsingate dall'essere scelta da un uomo e già ci era  sembrato sufficiente per volergli bene Per le volte in cui siamo state felici  e speciali nel sentirci dire "sei mia mi appartieni" Per tutte le rinunce fatte "altrimenti lui si ingelosisce", per i viaggi non  vissuti, per le serate con le amiche annullate, per il corso di danza interrotto per non farlo innervosire che per tenerlo sereno in fondo cosa ti costa non andare a ballare? Per quell'uomo che ha dato della troia ad una giovane attrice napo

Cara

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  Cara Silvia, cosa c'è di più patetico che scriversi una lettera da soli? Eppure oggi va così ho scritto a tanti, ho scritto sempre, mai a te. Sei seduta sul tuo lettone solitario e sfatto, accanto ad un mucchio di panni che non riesci a piegare e sistemare per il dolore che ti attanaglia un lato del corpo, senti i denti di un lupo perennememente affondati nel tuo bacino a sinistra dove il tuo cuore batte asincrono, nel tuo lombo giù nel profondo, senti la coltellata nel fianco, alla radice della schiena non appena ti pieghi, ti volti, ti accucci, senti il male fisso e corposo, sei così disorientata. I tunnel ed i raggi non capiscono dove sia il blocco, da cosa dipenda, tu entri ed esci da mani di esperti, dottori, osteopati, siringhe, pasticche, bustine, intergratori, pomate, cerotti, cuscini, cliniche ed ambulatori, ti pieghi in ogni posizione a cercare sollievo, per tentare di riprenderti un vero respiro pulito, per ritrovare un movimento senza morsa, per sentire uno sblocco ed

Carne e cielo

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  Il mio male è cannibale Il mio dolore è carnivoro Questo corpo macina fibre e nervi masticando forte a sangue senza pace Questo male mi somiglia, mi prende i lineamenti e me li sposta, gli occhi sono lontani dal limpido, ogni sensazione pulsante mi urla nel cristallino e mi palpita il cuore Fa solo male, fa tutto male e non so sputarlo Mi schiaccia al muro i lombi e non sanno più flettersi, non sono caldi, ma bruciano, però mi ghiacciano di orrore Il bacino è trapanato dalla violenza di una febbre sotterranea inconsolabile Fa solo male e non lascia respirare, non so spingerlo via, mi attanaglia Mi prende tutto Mi saccheggia Mi sottrae Mi ha catturato un piede con denti affilati e spilli aguzzi Mi umilia Il dolore mi mangia Nella carne e nel grasso mi scorrono brividi di male puro, urge, spinge, strappa Il dolore mi stravolge lo sguardo  Il male mi offende C'è un cielo d'autunno  E nessuna cura

In questo settembre

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    Quest'anno settembre è diverso:non ho voglia che finisca l'estate. Io non amo l'estate ad esclusione di quei pochi gorni di vacanza che riusciamo a vivere, non sopporto il caldo asfissiante, le macchine roventi nelle quali entrare per andare a lavoro, le notti insonni e sudate. Invece questo settembre è atipico: prolungherei l'estate per altro mare, altro sole in bocca, altre onde, altri bagni, altre canzoni scemissime alla radio, altri ghiaccioli all'arancio, altro frinire di cicale dopo pranzo e di notte, altro calore sotto la pelle, ancora doratura sulla pelle, piedi scalzi e creme solari, guance rosse e bollenti. Questo settembre partirei per altre mete, ancora barche e spiagge, granite e profumo di salsedine, non lascerei le docce all'aperto ed il passo nomade, vorrei restare senza uffici e timbrature di cartellino, senza traffico e ricerca di parcheggi, non vorrei i centri commerciali e le tessere fedeltà. Questo settembre lo riempirei di posti mai vis

Blu

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  Il grande blu che mi riempiva gli occhi si è insozzato, lo cerco ancora ma dentro ai miei ricordi. Ho avuto tanta paura ed insieme momenti di gioia comunque. Poi l'abbandono all'anestesia, così come mi capita raramente:d'arrendermi, penso "che sia", penso "sta accadendo, non posso più scalciare e cercare un'altra via, respira, lascia, molla la presa, offri il corpo, non puoi più difenderti, ti difenderanno mani ed occhi sconosciuti, persone per le quali non sei nulla, niente affetto, nè tenerezza, ci penseranno loro a te mentre dormi non di sonno". L'abbandono in sala operatoria quella mattina tardi, prendete, non mi avete mai vista, ho un grumo di vita ed una macchina parcheggiata qui sotto, un terzo figlio non accolto e sognato ancora, prendete ho un lavoro, una tovaglia a fiori chiari, dei natali bellissimi, intrecciati nei ricordi, ho un cumulo di amore buttato, un altro sprecato, un altro ancora sputato via. Prendete, asportate e lavate vi

La sindrome dei pochi

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  Ho ritrovato nelle bozze di questo mio blog, il seguente post scritto e terminato esattamente tre anni  fa, mi ha sconvolta la sua totale attualità, tanto da non dover aggiungere o modificare neanche una parola.   Esiste una sindrome piuttosto diffusa che colpisce donne e uomini, talvolta con forme diverse. Alcuni uomini hanno bisogno di essere considerati grandi, di essere rispettati per quello che rappresentano e non per quello che sono. Alcuni, non pochi ma soprattutto pochi d'animo, hanno necessità di ottenere stolida obbedienza, di respirare la gratitudine di persone che sono loro grate per motivi economici e non certo umani, di vivere nell'accetazione comune di chi reputa il loro operato una gentile concessione invece di uno scambio vicendevole e maturo fra adulti. Questi omuncoli da quattro soldi non sanno parlare in maniera leale, sottointendono sempre un ricatto, un rinfaccio, non ascoltano davvero, usano frasi gettate lì senza un senso reale od aderente