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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

Piove

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Diluvia, ho freddo nel collo, nelle mani, nei piedi. Scorrono i numeri dei contagiati e dei morti sullo schermo, sono allucinanti. Resto attonita, sembra così buio stasera, c'erano stati tre giorni di curve più morbide, un inizio di speranza, stroncati da ieri e soprattutto da oggi. Piove sui silenzi delle strade deserte, sui familiari lontani dai propri cari malati, piove sui racconti delle morti annegando senza la mano di qualcuno che ti ama e che hai amato. Piove dai cieli vuoti di aerei, sui palazzi pieni di famiglie in attesa, sospese e sole. Vorrei raggomitolarmi fra le tue braccia, cadere in un sonno profondo e svegliarmi con la tua voce che mi dica:"l'incubo è finito amore mio, apri gli occhi". Non è un incubo purtroppo e non ho le tue braccia per dormirci dentro. Non è solo un brutto sogno e non ho la tua voce a svegliarmi. Mi annienta lo sforzo estremo delle persone schierate in prima linea, lo trovo commovente, straziante, immagino lo sfinimento,

Un senso di primavera e morte

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Manchi così tanto ad ognuno di questi assurdi, spaventati giorni Manchi alle ore, alle carezze negate, agli abbracci impossibili Manchi ad ogni notte di queste notti sospese in attesa di altra attesa Io attendo che questo folle mondo, che tu tanto ami, riprenda la sua corsa, una corsa magari migliore, più viva e cosciente, più umana e sana. Pochi anni fa, in questi stessi giorni, eravamo in costiera, sole luminoso e mare blu a riempire gli occhi, profumo di mare e pastiere appena sfornate, caffè in piazza a Ravello e passi liberi, abbracci consentiti, bambini liberi di correre e giocare a pallone sputando la sabbia scura. Il respiro invece ora è sospeso, le mani sono in aria senza poter toccare, piove poco oggi, ci piace stare sotto le gocce, nessuna corsa al riparo per noi. Ogni sera seguiamo la conta, la triste conta dei morti, dei contagiati, delle paure, delle speranze. Il tempo si sposta e la luce anelata, slitta sempre più lontano. Immaginiamo e speriamo ormai una lib

A data da destinarsi

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Sono scesa giù con il nostro cane, ho visto sfilare per la strada pochissime persone, sole, con le mascherine, lo sguardo come ipnotizzato, concentrato. Non correvamo più verso nulla, tutti avevamo un passo spedito ma come molleggiato, quasi fossimo sulla luna, od appena sbarcati su un pianeta sconosciuto. Effettivamente questa, nonostante sia casa nostra, è diventata un luogo quasi sconosciuto. Non si può più raggiungere un altro, abbracciarlo, arrivare al parco ed allungarsi con i bambini a prendere un gelato, i luoghi sono diventati non luoghi. Tutto serrato, tranne pochi posti affollati da essere umani soli e con la mascherina. Ci guardiamo con uno sguardo fugace e tiriamo avanti, non facciamo più avvicinare neanche i cani tra loro, altrimenti dovremmo parlare, farci più vicini. Struggente il segnale inconfondibile della primavera che ignora le nostri morti e le nostre malattie, come forse abbiamo ignorato troppo a lungo noi, la malattia della Terra. Sbocciano in piena

Semplice

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Sono un essere semplice: se fa freddo ho freddo e mi copro. Se è inverno, non metto i sandali con i piedi nudi. Se ho dolore , cerco subito il modo per eliminarlo. Se mi commuovo, piango. Se ho fame, mangio. Se ti sono vicino, ti tocco. Se c'è musica, ballo. Se c'è un cane, lo accarezzo. Se incontro un bambino triste, lo abbraccio. Se c'è un anziano che parla, lo ascolto. Se ti amo, ti desidero follemente. Se sono stanca, voglio dormire. Se ho paura, ti chiedo di proteggermi. Se sono terrorizzata, mi nascondo. Se mi annoio, cerco un'altra cosa da fare. Se non mi piaci, te lo dico. Se mi piaci, te lo dico. Se mangio un fiore di zucca, ci voglio trovare dentro l'alice. Se ti sono accanto ti entro nel cappotto. Se sono felice rido, e mi piace farti ridere. Se un libro non mi piace, non lo finisco. Se sei triste e nervoso, lo sento. Se un cibo non lo trovo piacevole, lo lascio nel piatto. Se partiamo, anche fermarci a prendere un caffè all