Vicini

Stavo lavando i piatti come li lavo sempre: con fastidio e noia, detesto lavare i piatti, detesto anche stirare, ma se da un lato posso scegliere di non stirare, dall'altro non posso fare altrettanto con piatti, posate, pentole, bicchieri unti e rimasugli di cibo, devo affrontarli per forza.

Lavavo i piatti con la consueta fretta e l'irrefrenabile voglia di correre a fare altro, quando ho visto con la coda dell'occhio, una giovane coppia uscire sul balcone di fronte al mio.

L'appartamento dal quale la giovane coppia si affacciava, è in fase di ristrutturazione dall'inizio dell'estate, martellate, colpi, imbianchini, scale, mattoni, sacchi di calcinacci ed il solito repertorio che abbiamo affrontato tutti noi almeno una volta nella vita di questi palazzi.

Non avevo mai visto i futuri abitanti dell'appartamento di fronte, ho spento l'acqua, asciugato le mani e mi sono voltata a guardarli.

Erano giovani, sorridevano, si abbracciavano e parlavano fitto fitto, si guardavano intorno, li ho visti immaginare la loro vita insieme, il loro futuro da quell'affaccio, il loro sguardo comune da quel punto di vista.

Dietro di loro c'erano i muratori, l'idraulico, l'elettricista che di tanto in tanto li chiamavano per chiedere specifiche di un allaccio, preferenze di un colore, eventuali spostamenti desiderati.

I giovani ragazzi sono rientrati quasi subito in casa, dopo essersi dati un bacio fugace e distratto, come sono belli i baci, che lusso darsene tanti da poterli persino dimenticare, che regalo potersi baciare senza tempo, senza limite, senza pensieri.

Il balcone di fronte è rimasto vuoto, le portefinestre aperte, le voci della giovane coppia passeggiavano dentro la casa che ancora non era una casa, calpestando polvere e calce, pezzi di cartone e teli trasparenti.

Quel balcone vedrà piante, fiorellini in vaso, diluvi e notti estive roventi, amici invitati alle prime cene per inaugurare la nuova casa, persone che usciranno a prendere una boccata d'aria ed a bere un bicchiere di vino fresco.

Su quel balcone i ragazzi andranno a fumare nelle domeniche in famiglia, dopo le paste, prima del caffè, stenderanno felpe e mutande, costumi ed accappatoi, microtutine da bimbo e bavaglini colorati, perchè tutti regalano i bavaglini, non sono mai troppi i bavaglini colorati, te ne ritrovi a centinaia nei primi due anni.

Davanti all'acquaio pieno di schiuma, ho sentito invadermi una sensazione di gioia immensa, una gioia che assolutamente non mi apparteneva, l'ho come riconosciuta, annusata, sentita nell'aria, l'ho percepita nettamente, è stato come assistere alla gioia generale dello stare al mondo,  è stato come guardare altri esseri umani felici di essere vivi.

Ho pensato a quell'entusiasmo che conoscevo bene, all'odore che aveva, a come lo sentivo attraversarmi i muscoli tanto tempo fa, mi sono ricordata dell'energia di quelle mattine, del senso di gratitudine che mi faceva fremere, ho pensato alla stanchezza atroce degli ultimi tempi, al mio modo di trascinarmi nei giorni, nel traffico, nel lavoro, nelle malattie di tutti, ho capito d'improvviso che a loro due doveva ancora succedere tutto.

Mi sono seduta sul divano con lo strofinaccio ancora fra le mani, mi è venuto in mente il nostro balcone durante i primi anni: era simile a quello dei vicini che avevo alla mia destra ,vicini arrivati da più di un anno, con due bambini, quattro biciclette, i vasi colmi di foglie e fiori ed il barbecue elettrico supertecnologico, mi sono ricordata del mio balcone di anni fa, quello che curavo con gioia, avevo smesso di farlo da un pezzo, chissà quando precisamente, chissà quanti mesi avevano impiegato le mie piante a morire, i miei vasi a rompersi, gli stracci ad accumularsi, ora restavano solo due piante di basilico ed una spruzzata di quadrifogli testardi che annaffiavo la mattina con i bicchieri della colazione.

Ho guardato il salone accanto a me, il divano, le serrande della cucina, le crepe, le sbucciature delle ante, le nostre fotografie sul frigorifero, la nuova camera dei ragazzi che non erano in casa con me, ho spinto lo sguardo verso l'ingresso, dove confluivano le camere da letto ed i bagni, le notti, gli abbracci, le liti, le delusioni, i pianti, i Natali, i compleanni, le infinite notti da sola, la bambina mai nata e bum bum bum il suo battito che si era spento dentro le mie orecchie, i dolori, le pasticche, i giochi sul tappeto, le febbri e le ninne nanne, i temporali e le zanzare, le candele, i quadri, i regali sotto l'albero, i pianti di notte e le risate ballando, i calzini antiscivolo che i miei figli non volevano più anche se era già settembre ed io a settembre avevo sempre comprato i calzini antiscivolo per loro, i pigiami nuovi a maniche lunghe, dei nuovi libri da leggere insieme con la luce delle abatjour, ora no, non potevo farlo più, niente calzini antiscivolo nè fiabe della buonanotte.

Mi sono alzata, ho riacceso l'acqua, ho ripreso a lavare i piatti.

Mi era già successo tutto ed i piatti erano sporchissimi.




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