La piattaforma

 


Sulla panchina mi sedevo con un sospiro, guardavo i miei figli giocare con i loro amici dentro a stagioni diverse di foglie e sassi, di vento e caldo, di quasi natale e nuvole grigie.

Seduta sentivo fluire via tutto l'amore che avevo provato e rientrare quello nuovo, purificato, come sangue sporco che arriva ai polmoni e ne esce ossigenato, fresco e vivo.

Tutto l'amore mi abbandonava, tutto l'amore mi riprendeva.

La striscia della resistenza dei suoi peli sul petto.

La traccia odorosa del mio sangue sul suo ombelico.

Nessun dolore, lo sguardo che si libera, i pesi che momentaneamente si scaricano ai piedi di quella porticina, la testa rovesciata sul cuscino troppo alto, gli occhi aperti a prendermi tutto, gli occhi chiusi a sentire tutto.

Il caffè si lascia sorseggiare ormai freddo, lungo tutto l'arco del tempo, facendo pellicola, ricevendo vibrazioni dal comodino accanto a noi, le nostre.

L'abbraccio intrecciato, la testa sul suo petto e sentirci la sua voce rimbombarci dentro, qualsiasi discorso, qualunque delle sue parole, anzi proprio le sue.

Riprendiamo le cose, ripieghiamo i vestiti, arrotoliamo il giornale, è autunno, tra poco avremo freddo, tra poco ci scalderemo, andare via gela le caviglie nella discesa, uscire alla luce ferisce le pupille.

Dentro ci lasciamo tracce di musica e pieghe bianche di cotone ruvido, respiri e capriole di desiderio e risate, molliche e profumo di cioccolata forte, seme e sudore.

Guardami, non con quella faccia, ho questa, cambiala, sorridimi, ora non posso.

Andiamo, è tardi, non ho mai fretta qui con te, non vado mai di corsa quando voglio restare.

Vai, ingrana una marcia, è ancora dolce l'aria, non pizzica addosso.

Ora restaci con questa impronta addosso e sentila in ogni movimento, in ogni attacco di rabbia contro qualcun'altro, ora camminaci con questa impronta sulla pelle e sullo sterno, fai dei passi, addormentati, anestetizzati, non sognarla che preme di più, respira con questa stretta che via via diventa più fredda e lontana.

 Ora preparati a starci senza di nuovo.

La piattaforma girevole ci porterà a camminare lontano, per finirci nuovamente addosso, grazie alla forza centripeta dei nostri abbracci.

Quanto amore. 

 



Commenti

Post popolari in questo blog

Io in:"Differenze seconda parte"

Diciotto

Il triste caso di papà Pig