Un senso di primavera e morte



Manchi così tanto ad ognuno di questi assurdi, spaventati giorni
Manchi alle ore, alle carezze negate, agli abbracci impossibili
Manchi ad ogni notte di queste notti sospese in attesa di altra attesa
Io attendo che questo folle mondo, che tu tanto ami, riprenda la sua corsa, una corsa magari migliore, più viva e cosciente, più umana e sana.
Pochi anni fa, in questi stessi giorni, eravamo in costiera, sole luminoso e mare blu a riempire gli occhi, profumo di mare e pastiere appena sfornate, caffè in piazza a Ravello e passi liberi, abbracci consentiti, bambini liberi di correre e giocare a pallone sputando la sabbia scura.
Il respiro invece ora è sospeso, le mani sono in aria senza poter toccare, piove poco oggi, ci piace stare sotto le gocce, nessuna corsa al riparo per noi.
Ogni sera seguiamo la conta, la triste conta dei morti, dei contagiati, delle paure, delle speranze.
Il tempo si sposta e la luce anelata, slitta sempre più lontano.
Immaginiamo e speriamo ormai una libertà estiva, un sole forte ad infiammare le nostre prime uscite, la pausa della morte.
La primavera è arrivata, sta dovunque, ignara, giusta come sa essere giusta la natura e l'alternarsi colorato delle stagioni.
Una primavera sacrificata, un sole chiuso fra i muri delle case.
Telefonate rubate, entrambi con le mascherine:"resisti", "resisti anche tu".
Oggi a mio figlio piccolo ho chiesto:"ma che  senso ha questa cosa?"
Mi ha risposto:"non lo so mamma, daglielo tu, tu dai sempre un senso a tutto, sei abituata."

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