Piove


Diluvia, ho freddo nel collo, nelle mani, nei piedi.
Scorrono i numeri dei contagiati e dei morti sullo schermo, sono allucinanti.
Resto attonita, sembra così buio stasera, c'erano stati tre giorni di curve più morbide, un inizio di speranza, stroncati da ieri e soprattutto da oggi.
Piove sui silenzi delle strade deserte, sui familiari lontani dai propri cari malati, piove sui racconti delle morti annegando senza la mano di qualcuno che ti ama e che hai amato.
Piove dai cieli vuoti di aerei, sui palazzi pieni di famiglie in attesa, sospese e sole.
Vorrei raggomitolarmi fra le tue braccia, cadere in un sonno profondo e svegliarmi con la tua voce che mi dica:"l'incubo è finito amore mio, apri gli occhi".
Non è un incubo purtroppo e non ho le tue braccia per dormirci dentro.
Non è solo un brutto sogno e non ho la tua voce a svegliarmi.
Mi annienta lo sforzo estremo delle persone schierate in prima linea, lo trovo commovente, straziante, immagino lo sfinimento, l'odore sulla pelle, le piaghe delle mascherine e le immagini di morte impresse negli occhi e nella memoria.
Quanto potranno durare ancora questi uomini e queste donne senza sonno, senza il conforto dei propri figli, mariti, genitori, senza ricambio, senza un poco di pace e leggerezza.
Soldati soli in una guerra infima.
Soldati stanchi, soldati sprovvisti.
Piove sul mondo unito in questa onda di malattia e smarrimento.
Piove su un tempo che non conto più, prima pensavo ai giorni, al nome del mese in cui poter tornare a vivere quella fragilità dopo il caffè, dopo tutto quell'amore che ci fiaccava le gambe soffiando forte sui nostri cuori.
Piove su un Marzo assurdo, su una primavera inchiodata, tradita, bugiarda.
Piove sugli arcobaleni disegnati dai bambini, sulle file dei supermercati, sui senza tetto abbandonati più di sempre, sullo sconforto, sul silenzio profondo ed attonito.
Il desiderio più forte oggi tace in questa luce di casa, in questo senso di protezione che vacilla, in questa famiglia uguale a tante ma profondamente mia.



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