A data da destinarsi


Sono scesa giù con il nostro cane, ho visto sfilare per la strada pochissime persone, sole, con le mascherine, lo sguardo come ipnotizzato, concentrato.
Non correvamo più verso nulla, tutti avevamo un passo spedito ma come molleggiato, quasi fossimo sulla luna, od appena sbarcati su un pianeta sconosciuto.
Effettivamente questa, nonostante sia casa nostra, è diventata un luogo quasi sconosciuto.
Non si può più raggiungere un altro, abbracciarlo, arrivare al parco ed allungarsi con i bambini a prendere un gelato, i luoghi sono diventati non luoghi.
Tutto serrato, tranne pochi posti affollati da essere umani soli e con la mascherina.
Ci guardiamo con uno sguardo fugace e tiriamo avanti, non facciamo più avvicinare neanche i cani tra loro, altrimenti dovremmo parlare, farci più vicini.
Struggente il segnale inconfondibile della primavera che ignora le nostri morti e le nostre malattie, come forse abbiamo ignorato troppo a lungo noi, la malattia della Terra.
Sbocciano in piena scintilla fertile, le gemme ed i fiori, spuntano verdi e turgide, le foglie lucide, in quel momento folle e delizioso che è Marzo.
Abbiamo provato a ribellarci alla libertà sottratta, poi ci siamo arresi, troppo grande tutto quello che stava accadendo, troppa responsabilità sulle spalle di ognuno di noi.
Come nel gioco di quando eravamo bambini: le belle statuine, ah ti sei mosso,  ti ho visto!
Fermi, il fiato sospeso, le mani ruvide, i bambini trattenuti, le bocche ed i nasi bendati.
Andrà tutto bene, facciamo scrivere ai bambini sui lenzuoli, ma non sta andando tutto bene, questo verbo al futuro lo trovo sbagliato per chi è già morto e per chi sta annegando.
I medici dicono che si muore puittosto lucidi e con la sensazione di annegare, ho letto che tutti hanno chiesto di salutare gli altri, i propri.
Micidiale morire così soli.
Andrà meglio, non andrà tutto bene perchè è troppi tardi perchè vada tutto bene per i tanti persi in tutto il mondo, vogliamo fortemente tornare  semplicemente a raggiungere un prato ed a sederci sopra a mangiare un panino insieme.
Vogliamo incontrarci, ritrovarci, toccarci, tornare a respirare senza paura.
Andrà meglio a data da destinarsi.
Non credo che questa sia un'occasione per fermarci ed apprezzare le cose piccole della vita, chi lo sa fare lo sapeva fare pure prima, chi non è incline a percepire la bellezza,non la percepirà mai, io credo che vivremo questi giorni con il fiato sospeso, facendo diventare piccolissimo il nostro raggio d'azione, rimpicciolendo il nostro sguardo, contando i pochi passi, centellinando i movimenti e gli spostamenti.
Credo sia giusto che la vita normale torni ad essere il più spensierata possibile, che non ci sia questo continuo pensiero volto alla morte, che prenotare una ceretta od una mostra, possa essere vissuto con una leggerezza incosciente, divertita e superficiale.
Ben venga un poco di stupida sorpresa per i giochi dell'esistenza, avanti con la scellerata scelta istintiva, evviva l'andare allegro e molle, dei giorni pieni di incontri e di noia e di corse.
Un giorno ci incontreremo di nuovo, finalmente, e sapremo slacciare i nodi, liberare il desiderio, spingere forte i cavalli pazzi delle nostre voglie, annusarci come un tempo e ridere come perfetti cretini uno dentro l'altra con un panino al prosciutto sbocconcellato sul letto.

Ci reincontreremo amore mio, a data da destinarsi.



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