Assaggia, bevi



I gesti lenti di una mattina con la colazione sulle lenzuola.
Il giorno davanti da uscire e prenderselo, restare al sole e lasciarselo entrare a fondo, per due.
Che io e te non era possibile.
Che io e te anni fa.
Che io e te non è cambiato niente.
Il lago restava fermo e nero davanti al nostro panino, il gelato vicino alla riva, torniamo a casa, guido un poco io ma preferisco quando guidi tu.
Non mi fai mai stare male sulle strade.
Non è mai verso casa nostra la strada.
E' così bello uscire la sera a cena per sbrigarsi a tornare, e maledire anche i minuti necessari per capire come si aprirà quest'ennesima porta.
Porte sempre sconosciute di luoghi nuovi.
In piedi accanto ad un letto a dondolare dentro ai jeans scambiati per gioco e come i ragazzini ed intrecciarsi in posture che non dolgono, naturali come il respiro.
Dici ad un cane che reclama le mie carezze "lei è mia".
C'è dell'acqua in piscina anche se è inverno, i bordi scuri sulle pareti azzurre, ricordano schiamazzi e spruzzi d'estate, e qui con i grilli ed il caldo non ci siamo venuti mai.
Liberiamo la vista dalla nostra finestrina sugli alberi, dal letto grande possiamo guardare fuori, camminiamo fino al bordo e restiamo a spostare l'acqua ed a scambiare le voci mentre il sole tramonta.
L'odore delle coperte nel borgo a strapiombo e valutazioni esagerate di passaggi sospesi e mattoni ocra su vallate brune.
Assaggia amore, possiamo restare, bevi amore, ci lasciano rimanere.
Con il caldo rovente chiudersi al buio della camera in penombra, avere sonno e trascinarsi fuori per raggiungere il cibo e l'acqua, mescolare spazzolini e maglie per dormire.
I vestiti caduti sul pavimento di pietra, gli scuri accostati, la piscina calda per galleggiarci stretti e poi non basta più.
Un tavolo davanti al camino apparecchiato solo per noi, dormiremo insieme lo sai?
Raccontami ancora che il suono della tua voce mette pace nel mio sterno e si allarga come sciroppo per la tosse e calma l'asprezza di quest'aria addolorata che inalo ogni giorno.
Una panchina sulle montagne e la testa sulle tue gambe e briciole di panini mangiati al sole, su scalinate farinose di pietre umbre, dimmi ancora di quando eri bambino.
Scostami i capelli e tienili nel tuo palmo,cosi non voleranno nel vento e resteranno caldi, adagiati sul flusso tiepido del tuo sangue.
L'acqua dei canali ha un odore che a Roma non esiste e la pasticca un sapore che non avevo mai avuto sulla lingua.
Il treno va velocissimo e la campagna ci scorre dentro a diapositive rapsodiche, ridiamo di un vecchio film con un auricolare per uno.

Assaggia amore,possiamo restare, bevi amore, ci lasciano rimanere.

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