Ma che ne sanno?



Ma che ne sanno loro di te papà?
Ti parlano come se fossi un vecchio, non sei vecchio.
Ma che ne sanno loro di chi sei sempre stato papà?
Si rivolgono a te come se fossi scemo, non sei scemo.
Ma che ne sanno loro del tuo umorismo e delle tue risate papà?
Ti spiegano le cose come se fossi pazzo, non sei pazzo.
Oggi mi hai detto:"nessuno mi capisce Silvia" hai ragione.
Ma che ne sanno questi delle tue sculture e dei tuoi quadri, del tuo senso del bello e dell'arte, quando ti vogliono portare al laboratorio del cazzo con la creta ed il das.
Che ne sanno loro dei tuoi circuiti di ginnastica casalinga quando cercavi di coinvolgere anche me e Simona, dicendo "almeno 5 minuti al giorno dovreste farla!", quando tentano di coinvolgerti nella sala della ginnastica con quelle tute tristi e quelle luci oscene, quando vogliono farti partecipare e tu ci guardi tutti con quell'espressione disperata ed avvilita come di chi non riesce a far capire quanto stia male.
Ti sei ammalato papà e chissà perchè doveva succedere ma è successo e non te lo sei mai perdonato, non vuoi bere e non vuoi mangiare, resti gettato su un fianco e delle volte ci fissi "per cercare aiuto da qualche parte" dici.
Ti hanno tolto la cinta che ti ho regalato a Tortoreto e le scarpe, di notte, come fossi un ladro.
Ti hanno svegliato per sequestrarti le cose, hanno aperto il tuo armadio e frugato fra le tue cose, sei così magro ora che ad accarezzarti ci si fa male alle mani,ti ho fatto la barba ed ho avuto i brividi tutto il tempo, mi dicevi "guarda come mi sono ridotto" ed avevo paura di ferirti ma eri ferito già.
Ad ottobre abbiamo mangiato un gelato insieme, chiacchierato fitto, ricordato tante cose, stavi meglio, stavi tanto meglio.
Torneresti al tuo lavoro domani mattina, ti sentiresti di nuovo utile e vivo nella tua amata città, ci porteresti dalla zozzone a mangiare pizza bianca,vestito con la divisa che ti faceva ancora più bello, ci indicheresti le strade e le scorciatoie, ci racconteresti ancora degli scherzi assurdi, degli stranieri, dei venditori ambulanti che avvertivi prima delle ispezioni con i tuoi colleghi.
Tempo fa mi hai regalato un vecchio carillon di legno con lo specchio, dentro, tu che detesti scrivere, hai scritto un biglietto che dice:"A Silvia, sentilo prima di addormentarti, vedrai che ti sentirai meglio, di nuovo una piccola bambina meravigliosa, sicura tra l'abbraccio mio e di mamma (più mamma!),Buonanotte da papà, firmato:L'ultimo gladiatore.Ciao, non era questo il mondo che volevo per te, non era questo".
Ora sto ascoltando la musica di quel carillon che ho sul mio comodino dal giorno in cui me lo regalasti, non rispondi al telefono quando ti chiamo, ti sei stancato anche delle mie stupide domande, dei miei sciocchi tentativi di spronarti e darti una speranza, non hai voglia neanche di lamentarti, ed in fondo, non ti sei lamentato mai.
Papà, anche io non avrei voluto questo mondo per te ma è questo quello che ci è dato da vivere ed io non mi arrenderò fino a che non tornerai a viverlo con noi.
Anche perchè ho deciso di fare 5 minuti di ginnastica ogni giorno ed ho bisogno della tua guida.
Buonanotte papà, dormi e torna, ultimo gladiatore.

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