Le mie scarpe



Ho un armadio pieno di cose, mi piacciono i vestiti, ho jeans, maglioni sdruciti, tute slabbrate, camicette bon ton, pantaloni a palazzo, gonne a condominio, cappottini presi alle svendite di fine stagione, abitini floreali, outfit total black, camicie stile boscaiolo, detesto qualsiasi cosa sia animalier, i maculati tutti, le esagerazioni nelle varie direzioni, non mi piacciono le borchie, le cose di marca, ho tanti abiti da cocktail e nessun cocktail, tanti vestiti adatti ad una cerimonia ma nessuna cerimonia, qualche minigonna coraggiosa, rari pantaloni larghissimi per i periodi di bassa autostima o di lucidità estrema, la vita è sempre una questione di punti di vista.
Nel mio armadio ci sono cassetti che straripano di calze e collant di varie fogge e colori, le amo, amo persino l'odore che hanno appena scartate, ne amo addirittura il profumo che si sente nelle mercerie destinate alla vendita di tali articoli.
Ho però un forte debole, ed il mio vero debole sono le scarpe.
Ne comprerei un paio a settimana.
Non mi stancherei mai di comprare scarpe, acquistare scarpe mi fa bene, mi cura, mi consola, mi diverte.
C'è solo un problema che va addirittura oltre la mancanza di soldi per comprarne tante ed esattamente come le vorrei, un problema che mi affligge da sempre e mi impedisce di avere le scarpe che immagino nei miei desideri più infantili e sfrenati, il problema è il seguente:
O compro scarpe comode che, mi dico, userò tutti i giorni a lavoro,per passeggiare, per vivere quotidianamente, ma che mi fanno orrore.
O compro scarpe bellissime, alte, particolari, molto femminili, ma scomode come un collanti indossato storto, dolorose come un mignolo del piede picchiato sullo stipite della porta nel buio, insopportabili come un'unghiata dritta sul cristallino.
Il risultato è sempre lo stesso...non metto nessuna delle due, e continuo ad accumulare scarpe nuove di zecca, brutte e belle ma intonse.

Credo di aver bisogno di aiuto e di un paio di scarpe nuove.


Commenti

Anonimo ha detto…
Ok, mi cimento. Scarpe di cimento, così care alla mafia. Anche se sull'argomento ritengo esaustiva "La follia della donna", di Elio e le storie tese (gruppo in disgrazia nei tuoi gusti, lo so, e ne approfitto).
Un paio di scarpe alla settimana? Perché non uno al giorno, scarpe diem. Mi sembra di vederti, novella Imelda Marcos e le sue 2700 paia. Scarpe, scarpette, scarpine, mascarpone no, tiramisù piuttosto il senso estetico come faresti con il tuo retro piedino con un bel tacco alto. Di cristallo, da abbandonare sulle scale fuggendo dopo il ballo a coorte (dove si danza stringendosi e pronti alla moorte), quando allo scoccare della mezzanotte la carrozza ritorna mozzarella.
Da indossare dopo una cena elegante, non prima di avere constatato che l’indigestione da aragosta è più frequente tra i ricchi che tra i poveri. Uno studio in doppio cieco, che è quello che non vuol vedere. La scienza avanza nemmeno fosse un piatto di profiteroles.
Scarpe da comprare, da provare, mai farle arrivare da internet con un ordine. A me piace dare ordini, ma è inutile ordinare se non obbedisci, inutile ordinare se non mangi niente.
Cuoio, pelle, alcuni animali sono utili. Animali che lasciano il segno, uno zoodiaco.
Lenire il senso di colpa comprando amplifica tori per mucche sorde.
Fare cose buone anche se un po’ insensate. Come ascoltare un vecchio adagio da un giovane veloce. O dar retta ad una credenza che si fa i suoi porci comodini.
Non mangiare caviale ottenuto da salmoni allevati a terra.
Radersi al suolo con una lama di luce per non fare ombra al lama, Dalai in persona o lui sputato.

Un dolce saluto
dal tuo amico di panna

Emme
Emme ha detto…
ERRATA CORRIGE: il caviale non si fa coi salmoni, e il post precedente non è da anonimo.
silvia ha detto…
Chapeu,riesci a superarti ogni volta.
Quando ho letto neanche fosse un piatto di profiteroles ho urlato dal dal tanto ridere.

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