I giocolieri

 


Amare è un'arte da pazzi, un fenomeno da giocolieri.

Amare è funambolismo sopra ai giorni.

Continuare ad amare qualcuno è un'allucinazione liquida che scivola dentro sogni e movimenti nascosti.

Svegliarsi basculando per un ricordo che ci ha agganciato un fianco, arpionandoci ad una nuova mattina.

Sdraiati appesi e solitari come tronchi di legno trascinati dalla corrente del fiume, aggrovigliati come capelli, appigliati alla pelle, al respiro, zitti dopo tanto parlare.

Due stanno così, ritrovandosi in un laccio elastico a boomerang, restano.

Due se ne vanno, si allontanano, tacciono per mantenersi inchiodati al desiderio.

La febbre del Covid bagna i seni, la pancia, il collo nel buio insonne ed agitato, di notte lavo mattine per detergerle fresche.

Rinnoverei il mio corpo con il passaggio della tua pezza fresca di baci e carezze sui capelli, quando a ciocche e ciocche li batti sul cuscino e sulla tua clavicola.

L'odore di te cercherei negli spazi di guarigione anelata, negli affanni della tosse, nella quiete di un tuo racconto di voce che riempie il luogo mio.

Movimenti scoordinati di scalci e dolore, spinta folle a respingere quel male a morsa sul muscolo, sulla coscia, sul piede bianco, la schiena curva sempre più curva, strati di male come pelli d'animali sovrapposte e soffocanti a sbiciolarmi un passo.

L'amore è una roba per i pazzi che dimenticano tutto per non dimenticare neanche un'espressione, neanche uno strappo di quel lasciarsi andare via di nuovo, di quella stanza di tempo analgesico, di quel luogo di conforto e spasmo, di liquido caldo e piacere, di mano prendimela ancora, di dita agganciami, che sono un funambolo senza rete, che giù è spaventoso, tienimi che il vuoto risucchia, che la vertigine della terra ci chiama, l'amore è roba senza un senso fra le contorsioni di  mani e piedi di noi vecchi giocolieri.

 


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