Il vecchio e la pandemia

 


Il piccolo vecchio cammina ogni giorno appeso ad un bastone troppo alto per lui, è curvo da un lato, ha sempre la barba appena fatta ed indossa una tuta da ginnastica.

Cammina e cammina lento, piegato, storto come una vite abbarbicata al suo legno di puntello, è però inarrestabile, la sua caratteristica principale è che dimentica tutto, ogni giorno è come se ti incontrasse per la prima volta.

Io mi fermo a parlarci quasi sempre, conosco molte cose di lui, il nome, il numero di figli, il suo vecchio lavoro, la sua provenienza, gli studi dei figli ed i loro attuali impieghi, conosco il fatto che la moglie resta chiusa dentro casa da qualche anno, che lui invece ama uscire, adora camminare e guardare da vicino l'avvicendarsi delle stagioni.

Ogni volta che mi incontra mentre porto a spasso la nostra cagnolina, dice sempre la stessa identica cosa:"sono i migliori amici dell'uomo questi" e le sorride.

Si chiama come me ed ogni volta che lo incontro mi dice:"sa come mi chiamo io?", a volte gli dico: "no me lo dica" , altre volte rispondo:"ma come no?lei si chiama come me, lei è Silvio!", se dico questo risponde:"accipicchia lei sa anche come mi chiamo",  e magari ieri era successa la medesima cosa, e tre giorni fa pure, e via all'indietro da poco più di un anno.

Non si perde mai per il quartiere, lo tengo d'occhio, si trascina lungo lo stesso percorso in qualsiasi stagione e con qualsiasi tempo meteorologico, tranne in caso di pioggia troppo forte.

Non ha mai messo una mascherina in questi mesi, spesso, in pieno lockdown mi chiedeva: "senta, io vorrei tanto farmi una partita a carte con gli amici ma il centro anziani è chiuso, il bar pure, ma perchè?", ed io gli ripetevo:"c'è una pandemia signor Silvio, gira un virus molto pericoloso, è tutto chiuso e non dovrebbe uscire senza mascherina, stia attento e si protegga", due pomeriggi dopo lo rivedevo davanti al cancello chiuso del centro anziani o di fronte alla serranda del bar della piazzetta, con la testa piegata da un lato, come se si stesse chiedendo nuovamente:"ma perchè è chiuso?".

Lo immagino ricominciare la sua routine da capo ogni giorno: la barba, il caffè, la tuta, il bastone, la passeggiata.

Questa estate lo vedevo stringere il suo bastone in una mano e nell'altra una bustina con dentro due bottiglie di birra o di vino freddi, mi fermavo a salutarlo:"Buongiorno Silvio come sta oggi?" e lui sempre:"benone, io sto bene, ho preso due birrette per me e mia moglie, sa mia moglie non esce più, io da giovane lavoravo in centro, mi chiamo Silvio, ho due figli, vuole sapere che lavoro fanno adesso?sono bravi lo sa'?dei buoni figlioli, il maschio fa l'amministratore di condominio, la femmina è infermiera, io sono marchigiano ma vivo a Roma da tanti anni, lei è di zona?", "si Silvio, abito di fronte a lei, non si ricorda? glielo dico sempre qual'è il palazzo dove vivo, è questo qui color arancio", lui scuote la testa sereno e poi aggiunge un:"ora la faccio ridere", "oh meno male Silvio grazie, mi faccia ridere" ed inizia a raccontarmi la stessa barzelletta da più di un anno, rido sempre al momento giusto, un secondo prima che la finisca.

"Visto?glielo avevo detto che l'avrei fatta ridere."

"Grazie Silvio, davvero, a domani".

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