Il filo


 

 Sono stanca.

Sono molto stanca.

Ogni mattina all'alba sento di non farcela, ed ogni mattina mi vesto, scendo, comincio, un pezzetto alla volta, comincio di nuovo.

Ma poi non ho cominciato mai davvero.

Ogni giorno il filo che mi tiene in piedi mi appare più sottile, più fragile.

Ogni giorno mi prendo la nuca fra le mani e la lascio sdraiare su un cuscino, può essere un semaforo, un caffè, tre minuti senza mascherina fuori fra gli alberi, un finestrino aperto, un pezzo di vento, il bruciante rosso di un tramonto che sfilaccia nuvole sempre più in la'.

Mi sento vibrare ad ogni ora del giorno e non vedo l'ora di fermarmi nel sonno, dormirei e sognerei e dormirei per non tornare a vibrare non appena aperti gli occhi.

Sono superflua e lontana, inconsistente, irraggiungibile, non sono reale come nessuna.

Chiuderei.

Non ho voglia di aprire, prendo sempre troppo freddo.

Non mi va di passeggiare a petto aperto, mi viene sempre la tosse e mi scotta l'aria in bocca.

Mi ferisce l'accadere delle cose, il crollo dei pezzi che non faccio che tentare di ricomporre, il chiasso intorno mi stona le orecchie, la testa gira e non so fermarla, non so fermare il tempo, l'amore di una volta, non riesco più a prepararmi.

Vorrei poter essere pronta, non un cartone per far ridere, una vignetta per divertire, un video per eccitare.

Vorrei poter essere io, senza quella nausea di vita che mi prende prima del caffè ma che resta pure dopo e non sai ricordarti di me, non fai che dimenticarti di dove sono e delle domande che vorrei mi facessi e delle risposte, soprattutto, dimentichi sempre di rispondermi.

Hai lasciato ogni cosa in ufficio, non ho posto a casa, sul polso, sul collo, non ho un posto mio, ho solo la forma di una nuova costosissima calza.

I miei regali non hanno diritto di esserci, vanno sepolti, come la memoria dei miei spasmi, i dolori che mi porto nella borsetta, l'ho presa più piccola che mai, loro tracimano dal cuoio profumato, e quando andrà via quell'odore?è già diminuito.

I miei regali neanche si tolgono dal cartone, non si accendono, non si provano, non hanno vita.

Quando sto con te sto bene, mi fai stare bene.Una riga, questa, per dirmi addio.

Non sono mica una pastiglia, non sono intrattenimento, non sono un fenomeno da baraccone, sono stanca, sono una donna e sono stanca.

Ma come fai a non vedere?a non accorgerti?

Ho disdetto la baita, ho disdetto noi, ciao.

Ho il fiatone ad ogni gradino, ho la lentezza di un mostro goffo, ho la pesantezza di un macigno e non trovo più le cose.

Il disordine mi mangia i sensi, confondo tutto e sottraggo ogni giorno un pezzo.

E non mi ritrovo se mi cerco dove credevo di essere.

Non ho voglia, lasciami stare che tanto non fai che lasciarm stare, lo stomaco è pieno ed ogni movimento potrebbe farmi vomitare.

Sto sempre per vomitare, salendo le scale, scendendo le scale, fermandomi a metà delle scale, quando mi guardo in quello specchio per capire se ti piacerò.E non mi piaccio mai, ho quel filo di ridicolo addosso, ho l'immagine di qualcosa che è sempre fuori luogo, una donna che esce a cercare una macchina, ogni sera nel buio, una donna che la solitudine cerca di mimetizzarla con lo scherzo o con la musica. 

Consolami musica, così lo immagino vicino.Suonami mentre guido, così mi culli fino alla notte, così lo sognerò ancora.

Non mi sogni mai.

Sono stracolma e vorrei che fosse primavera, ma lei potrebbe arrivare senza che stavolta me ne accorga, senza lo stupore di ogni anno, senza l'eccitazione, ma sotto la luce dei giorni di sempre, una luce asfissiante, immobile e fissa come lo sguardo di un idiota.

Il filo oscilla e mi solletica ogni parte che ho dentro, ma è un solletico che non mi fa ridere,il filo mi oscilla nel profondo e mi lascia appesa come il più morto dei resti morti, inchiodata ad un muro.

E' passata una vita nel frattempo e non ho imparato a mettere bene i piedi ed ancora non saprei dove mettermi i denti, se non me li fossi lasciati devastare da un pazzo malato.

E' tutto così piccolo quello che avevo imparato a chiamare grande.

Sono così piccola quando sta per finire e devo fingere di volermi alzare.

Sono così scema ogni volta che non ho capito dove sei, quando è così chiaro dove sei, ma soprattutto quando è così chiaro dove sto io.

Da nessuna parte.


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