Finisce






Finisce un'altra estate.
Prestissimo, ogni mattina, mi svegliava l'eccitazione di ritrovare la terra rossa con tutti quegli alberi e quel vento che arrivava dal mare.
Quel vento fresco attraversava i pinnacoli bianchi, sbatteva sui muretti a secco, camminavo senza vestiti e senza scarpe, la libertà della vacanza era sdraiarsi in quella campagna senza nulla addosso.
La pausa, l'interruzione dei ritmi allucinanti, stava nei caffè bevuti con le gambe alzate sulle chianche piene di calore fino a tarda sera, nei fuochi accesi profumati di legno d'ulivo, in una fame non imbrigliata, ma assecondata e masticata e goduta dentro ai fichi, ai taralli, all'olio buono, ai pomodori sfregati sul pane caldo, alle olive, alle mozzarelle bianche piene di latte, ai meloni gialli, alle pesche dolci come miele.
Finisce con tagli di scoglio sotto ai piedi, con la pelle più scura, con tre libri letti da sdraiata, da seduta, da quasi addormentata.
Finisce riversa su un fianco del lettino davanti alla vallata di trulli ed alberi, quando non mi bastava il tempo per dire addio a quei luoghi, a quello sgarro folle di tempo che ci siamo concessi all'ultimo minuto, quando non era possibile neanche pensarlo ed io l'ho fatto lo stesso.
Finisce con posti nuovi impressi nei ricordi e nella macchina fotografica, finisce con quei tramonti e l'amaca e le passeggiate da sola nei mercatini di artisti liberi fra i vicoli bianchi.
Finisce con la musica del pianoforte ed il teatro fra i trulli ed il cielo ed i pini.
Finisce che taglierei i capelli, che non ho voglia di ricominciare, che non so più tuffarmi dagli scogli, che nuoto sempre meno, che guardo sempre di più.
Finisce che vi porterei via tutti da qui, che caricherei di nuovo la macchina per prendere una nuova vita.
Finisce con un tempo che è già passato e non ha più quell'odore, che non lascia più il freddo che i pavimenti di pietra cedevano alla pelle dei piedi,un tempo che non ha più docce fatte all'aperto guardando il fico ed i rovi di more e sentendo il caldo dell'acqua addosso ed i brividi di vento al tramonto.
Finisce che il corpo non è più nudo e non posso stendere i panni al vento scalza e piena di aria salmastra fra i capelli.

Finisce che le assenze ingiuste ed improvvise non le capirò mai davvero.



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