Tappeto di foglie e passi


 

 

Gli odori mutano, mancano angoli di calore e profumo, li cerchi nella testa, nel ricordo, nello spazio di un semaforo.

Sottrazione di carne e mani, di strette e lacci.

Assenza e freddo con vento fra i capelli e miele inspiegabile sul viso.

Vedere appena arrivata, la forma più rassicurante per me, in un cielo zuppo di pioggia gelida.

Ho fame, ho sete, ho freddo, sono solo un animaletto selvatico piegato a vivere in una città ostile e priva.

Gesti che ritornano come frustate nella mente, la flessione esatta dei polsi, una posizione, un ascolto attento con la testa reclinata.

Tanta pressione da innumerevoli direzioni, un'agitazione che trema nelle gambe, i libri lasciati, le musiche ascoltate a forma di terapia, tante volte quanto serve, come tampone sul sangue che fuoriesce a fiotti.

Il passo sulle foglie che a tappeto coprono la mia strada, la sospensione che mi immobilizza sul ciglio di un precipizio e non volo e non cado e non gli volto le spalle.

Resto.

I figli non sono più in braccio e l'assenza che la loro crescita mi porta addosso, mi lacera e mi stupisce.

Muoiono persone care e lasciano nei figli un pieno che li ha resi capaci di resistere al vuoto, perchè è il vuoto improvviso di un pieno che è sempre stato, mentre i figli sperduti si disperano del nuovo vuoto che non è mai cambiato e del rimpianto, inconsolabile, del pieno che avrebbe potuto essere.

Ogni cosa che capita vorrei potertela dire o scrivere o fotografare.

In cesti pieni di creme ed oli per massaggiare rughe e contratture che mi solcano il corpo, si deposita l'antica forma di me.

Lo sguardo bagnato tuo, durante una carezza che sposta capelli e futuro, i maglioni con il bordino di lana spessa, un inverno alle porte, lungo e feroce che si porta dentro un Natale di paure e contagi, punture e mascherine che tagliano labbra, isolano lingue e fiato.

Un ritorno in macchina ad ascoltare bene quando lei urla "bring my man", un braccio allungato sul suo poggiatesta, dei barattoli di crema di nocciole come quelle che rotolavano dal letto,un albero di natale così piccolo da annaffiarlo con il contagocce, dei quadrifogli sferzati dal vento ed impietriti dal gelo nuovo.

Torniamo ad occuparci di vivere senza far passare soltanto i giorni e le notti scippate dei sogni.

Dormi, lentamente dormi, in questa notte nel cui fondo risuona, un boato di fuochi d'artificio e tempesta.



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