Ottobre senza estate



Ottobre è un mese troppo bello per non scriverci dentro, sopra o almeno intorno.

Il cielo di Roma oggi è trasparente come un vetro appena lavato, l'aria è fredda e punge la pelle, il sole però, quando riesci ad incontrarlo, è ancora caldo e curativo.

Non è mai successo che saltassi un'intera stagione su queste pagine, manca tutto il racconto di una strana estate, mancano le parole per descrivere un caldo insopportabile che mi succhiava energie e progetti, un vento ardente che mi faceva spruzzare sudore dalla fronte, sotto agli occhi, nel pieno dei seni dolenti e gonfi, sul collo sempre bagnato e morso dalla stretta della stessa fatica con la quale tenta di star dritto.

Un'estate di pochi giorni di vacanza, spezzati ed incompiuti, in Umbria ed in Toscana, colline e vigneti, ulivi e cattedrali, mal di testa e sogni irrealizzabili.

Un'estate di campo scout con Giacomo che vive la sua prima notte da solo sotto alle stelle in un bosco altissimo e si stupisce della potenza di un tramonto addentando una pesca presa in cambusa, un campo scout per Filippo che per la prima volta dorme in tenda e viene ferito da un coltello, portato in ospedale, ricucito e che poi ha ripreso a correre, tutto questo senza me vicino, senza abbracci e rassicurazioni ma con l'amico che lo ha ferito per sbaglio, sul quale addormentarsi all'ora del grande fuoco notturno, sulle sue ginocchia graffiate dalla terra e dalle camminate fra i rami.

Un'estate di momenti così precari e spaventosi da volerli solo scavalcare.

Tre mesi di rabbia e liti, di uva e biciclette, di piscine fresche, di grilli e colline davanti alla finestra,di canzoni sceme a tutto volume, di pipì ed antidolorifici ingoiati senza acqua sul monte Subasio.

Tre mesi di pesantezza ancorata addosso, di pianti per mamma e papà, di figure retoriche da studiare con Giacomo,di telefoni spaccati per terra e di sbriciolamenti di schermi e di contenuti nascosti.

Una lunga ma brevissima estate già terminata, senza mare, senza poter partire verso il mare, un'altra volta senza riuscirci. 

Un viso, il mio, che mi crolla fra le mani e gli occhi che per la prima volta invecchiano persino loro.

Una fame lontana, vorace, insaziabile, una resistenza folle alle regole ed ai divieti, una spinta a fare senza più aspettare.

Una coperta ed una lampada nuove, che ti sembra di averne bisogno ma poi mica è vero, ora le guardi e non cambia un cazzo.

Un'estate di spavento e stupore,un'estate di immobilità e calci interni.

Mentre divento sempre più infertile, vorrei ancora creare, con tutto il mio cuore fecondato, pulsante di vita.



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