Di Marzo

 


Domeniche struccate, senza entusiasmi, in attesa di sconosciuti traguardi, senza vere mete né navigatori attivi. 

Disarcionate giornate di paure con nomi vari, miscugli di tempi nuovi e già dimenticati.

E' già ora di nuove ore a scorrimento veloce.

Marzo mi ha sempre riempita di entusiasmo, lo aspetto, non arriva e le mimose sono già polvere scura, il loro profumo ha oltrepassato il buono e porta un soffio di nausea.

Le mascherine mangiano il mio trucco e mi fermano il respiro vero, quello a bocca aperta, la mascherina impedisce l'aria libera nel mio naso. 

Marzo porta sempre la mia nascita ma quest'anno mi trova già invecchiata.

Il vaccino mi ha terrorizzata fino alla punta delle dita ma non mi ha offesa.

Avrei tagliato i capelli giorni fa, se tu non avessi avuto la febbre tanto alta e se non mi fossi così spaventata.

Quando penso di tagliarli, li ho già tagliati, non ci sono più anche se ancora sfiorano le spalle come adesso.

Stanno addirittura già ricrescendo mentre ancora devono cadere sul pavimento.

Lascerei capelli e peso, dolore e brividi della testa.

Guardo il mio utero nello schermo della ginecologa, una volta in quello schermo, vedevo i cuori dei miei bambini, la dottoressa dice che non è più omogeneo, dopo quattro gravidanze e due figli è normale, dice, guardo la disperazione della mia fertilità morente, non è una fertilità di figli che piango, è il blocco del nuovo.

Mi manca la possibilità di dare un accudimento che non mi viene più richiesto e che ho avuto l'allucinazione di saper dare, osservo i miei seni che non sanno dare latte e che nessun bambino succhierà ancora.

Piango un latte vitale, non di proteine e zuccheri, ma di creazione e capacità di trasformare.

Piango il calore di crescere con loro.

Piango il tepore del fornire nutrimento e di rinnovarmi.

Piango il freddo dell'invecchiare.

Vorrei svegliarmi senza fatica e massi sul petto, vorrei desiderare molto di più una nuova giornata piuttosto che un'ennesima notte.

Vorrei sognare più tempo da vivere, invece che vivere solo nei sogni.

Tempo, mi svuoti le guance, mi arrotondi i seni e la pancia, mi togli le aspre proporzioni di giovane donna, mi stronchi i guizzi e mi appendi le spalle, tempo, mi stanchi le ore, mi sfinisci di giorni fuori fuoco, mi metti di fronte all'incompiuto ed al non tentato di una vita intera, la mia.

Tempo, mi confondi la vista e mi strapazzi la lucidità, mi rendi più dura e più fragile, mi commuovo per poco e mi arrabbio per molto.

Di Marzo, quest'anno, non trovo la primavera, tu sei scomparso da giorni e non parli più.

Tempo, mi piacerebbe amarti ma il cuore non regge.

Commenti

Anonimo ha detto…
e' gia la terza volta che provo a commentare questo blog.. cmq ci riprovo....

"secondo me dovresti con alcuni testi trarne delle canzoni come quelle di una volta , di quelle che restano che neppure il vento di marzo può portare via..

Pietro
silvia ha detto…
Ehi, ci sei riuscito! Grazie delle tue parole. Mi dicono in tanti che è difficile commentare. Un abbraccio grande

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