Questione di destino

 


 

In uno dei giorni più neri, sdraiata, anzi schiacciata con la testa sul cuscino consumato dal dolore, liso dal sudore della lotta per contrappormici, pressato dalle ore e dai mesi in attesa di vederlo sfumare via, ho visto una camicetta.

E' comparsa scrollando pagine, ho sempre continuato a capire dove fosse il bello, non l'ho dimenticato un attimo, e sognavo una passeggiata, un respiro, un viaggio minuscolo senza soccombere ancora al male, un paio di scarpe con il tacco, un rossetto morbido, un paesaggio, un giorno d'amore tutto per noi.

Questa camicetta è comparsa nei miei occhi semi chiusi, si è impressa nella mia mente piena di nausea e tremore.

Ho istintivamente scritto alla ragazza che la proponeva in vendita.

Un prezzo troppo alto per me, una camicia in seta, della mia età.

Rispondo alla venditrice di darla via tranquillamente, non posso acquistarla, "tranquilla, con il vintage è questione di destino, se deve essere tua, sarà tua", mi risponde.

Poche ore dopo, frullati, punture, tisane, trasferimento a casa di mamma e papà, il sole, il giardino, la Cura incondizionata, senza neanche i segni della stanchezza, la Cura e basta senza altro inquinamento.

Nelle onde di nausea e malessere cercavo il sole, vedevo oltre la siepe del prato intorno al tavolo di casa, cercavo un punto di bene, mi pareva di poterlo raggiungere presto, ho nascosto le mandorle per la colazione nella tasca.

Un messaggio:"voglio farti un regalo, scegli", un rituale dolcissimo, non ricordo neanche perchè sia nato qualche anno fa, un dono ogni 12 mesi mandato da chi, a quasi mille chilometri di distanza, in questo orribile anno, mi è stato sempre vicino.

Sorrido,veramente proprio poco fa, avrei visto questa camicetta usata, un pezzo anni 70, di seta, mi ha folgorata.

Prendila.

Come prendila?

Prendila è tua.

Riscrivo alla ragazza che la vendeva:"sono ancora in tempo per quella storia della camicetta e del destino?"

 

Dopo quel giorno senza gambe e senza braccia, senza energia nel corpo, tremando ad ogni alito di vento, dopo aver incontrato quel dottore, iniziato la nuova cura, preso le sfogliatelle nella pasticceria D'Amore, in una mattina nuova e limpida, siamo andate a misurare la camicetta, ci siamo dirette con mamma, incontro al destino, a San Giovanni, a metterci addosso una camicetta di seta.

Era della mia misura esatta, l'ho saputo dietro la tendina del negozio pieno di oggetti di artigiani e di artisti, provandola, sapeva di tintoria, di buono, di possibilità.

Ti ho mandato le foto per sapere se fossi contento del tuo regalo, mi hai scritto "ora mi commuovo" e ci siamo commossi tutti, amici distanti, mai lontani davvero.

La camicia è da allora appesa fuori dal mio armadio, la vedo tutti i giorni, ed ogni giorno l'ho iniziata a vedere con occhi sempre più limpidi, con la nebbia tipica del dolore, sempre più dissipata, senza la nausea e senza tremare come una foglia di novembre.

Grazie Amico mio, grazie mamma. grazie Famiglia,



grazie amore mio, grazie ragazza della camicia che chissà dove l'hai trovata e con quanta cura l'hai preparata, conservo persino il tuo biglietto, perchè quando si afferra il proprio destino, non se ne deve sciupare neanche un pezzetto.





Commenti

DoctorWho ha detto…
Marzo, 1975.
La città eterna.
La ragazza sta guardando la vetrina. Fa bella mostra di sé una camicia.
"Bella, vero?"
Non aveva sentito arrivare la bella donna che le aveva rivolto la domanda, e di cui adesso vedeva il volto riflesso nel vetro.
"Mi piace molto. La trovo molto raffinata". Disse la ragazza, sincera, nonostante temesse di avere trovato una potenziale avversaria nell'acquisto. Si girò verso la bella donna, e lo sguardo scendette fino a che capì che nell'immediato non correva pericoli.
"La compri, allora", disse la bella donna. "Non ci stia su a pensare".
La ragazza buttò in modo evidente il suo sguardo sul cartellino del prezzo. "Pensò che valga un piccolo sacrificio. Ma oggi ho nella borsetta si e no diecimila lire".
Un bell'uomo si stava avvicinando, e da lontano sorrise alla bella donna, che disse strizzando l'occhio: "magari se la faccia regalare dal suo uomo".
La ragazza guardo lui e poi lei e arrossì "anche il mio ce li ha. I baffi, intendo"
La bella donna guardò ancora una volta la vetrina, poi disse "mi piace pensare che un giorno accompagnerò mia figlia a comprarsi qualche cosa di bello".
"Si, se sarà destino" rispose la ragazza con un sorriso che sembrava saperla lunga.
"Posso toccare il pancione?" disse la ragazza.
"Silvia. Si chiama Silvia e ha fretta di incontrarci". Disse guardando il bell'uomo che si era fermato a qualche passo per non intromettersi. "Allora, la comprerà?"
"No", disse la ragazza, "sono una famosa pasticciona, la sporcherei subito. E poi sono sicura che starà meglio a Silvia".
Le due donne ridono, si salutano.
La bella donna si allontana a braccetto del bell'uomo.

La commessa del negozio esce e si rivolge alla ragazza. "Entri, prego, vedo che è li da un pò, ha visto qualcosa che le piace? Se lo regali!"
"Non posso permettermelo"
"Come mai?"
"Perche io non esisto. Sono un personaggio in un blog, anzi neanche, in un commento in un blog. Immaginato per esistere in una città eterna da chi scrive in una città Eternit"
"Che sollievo" replicò la commessa. "Temevo volesse comprare la camicia di Silvia. Adesso glie la metto da parte, qualcuno di buon gusto la scoverà"
"Succederà, disse la ragazza immaginaria, "nel 2020"
"2020....." sospirò la commessa, "chissà che anno sarà….?"
"Oh, Niente di speciale. niente di speciale" disse la ragazza per poi non essere più citata.
La commessa rientrò in negozio, ripose con cura la camicetta, accompagnandola con un biglietto "per Silvia De Marco", e attese fino ad oggi di potere essere anche lei in un blog, qualunque cosa fosse.

Silvia ha detto…
No dai, sono senza parole, cosa potrei aggiungere?

"Il 2020 arrivò, e fu qualcosa di memorabile, nessuno avrebbe potuto più dimenticare quell'anno bisestile, il 2020 fu un ciclone, un cataclisma, un anno pazzesco per il mondo intero, ma Silvia riuscì, nonostante questo, a ritirare la sua camicetta di seta risalente agli anni 70, ed a custodirne persino il biglietto con il suo nome, diventato ormai, quasi illeggibile.

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