Camminavano in Maggio




Quello che più la stupiva era la naturalezza di loro insieme, ogni volta.
Non sapeva mai cosa avrebbero fatto o detto, come si sarebbero mossi, succedeva in maniera fluida, da subito, senza intoppi o preamboli, non appena si vedevano.
Nel suo rimettere in ordine dopo, c'era tutto il tentativo di ristabilire un equilibrio che amava perdere prima, con lui.
Maglioni, piatti e scarpe, piegando, sciacquando, sistemando, riappropiarsi dei posti, degli indumenti e riprendere ad indossarli.
Ascoltavano la pronuncia dentro una canzone, l'inclinazione di una testa dentro ad un film, una scena, un finale discusso, un ricordo smarrito, lei adorava ricordargli di loro due.
Amava stargli addosso e chiedergli:"amore ricordi quando siamo andati in quel posto ed abbiamo visto questa cosa?" e quasi le faceva piacere quando lui non ricordava, così avrebbe potuto raccontarglielo di nuovo e vederglielo riaffiorare nella memoria e negli occhi all'improvviso.
Stargli sulla pelle sulla bocca sulla pancia, la faceva sentire bene, quando si allontanava ritornavano in superficie dolori e preoccupazioni, persino la spalla riprendeva a pulsare e non aveva mai capito se lo facesse anche mentre erano insieme e lei non se ne accorgesse o se si quietasse persino, in quel tempo vicini.
Ed avrebbe voluto dormire, mangiare, cucinare, scrivere con lui accanto, semplicemente questo.
In un morso del muscolo della gamba era intrappolato un nuovo incontro, in un cedimento della postura stava il disallineamento di un'altra separazione, nelle mani svuotate dalla sua carne e nelle cosce pallide e solitarie, resisteva l'ennesima attesa.
Il fiume in piena di vederlo e sentirlo raccontare tutto mentre la sua gamba incalzava quella di lei e la prendeva e la spingeva insieme.
Occhi agganciati e baci mai stanchi, e profumo di loro vicino alle orecchie ed una fame che non passava mai.

E camminavano uno dentro l'altra, perchè accanto era troppo poco per definirli.

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