Scuola guida



Pioveva e pioveva di un maggio instabile, caldo e gelido, nuvoloso e pieno di vento, calmo e pieno di incertezze,sano come un pesce e malato moribondo, se l'era ritrovata davanti non appena aveva imboccato la strada principale,era una macchinina bianca lucida nuova..
Pioveva e pioveva, sul retro della macchina che si era trovata davanti c'era scritto "scuola guida" ed allora lei, come sempre, aveva iniziato a scalpitare, per la solita fretta, a testa bassa nella quotidiana corsa, con il piede pesante sull'acceleratore come ogni giorno, poi aveva smesso di scalpitare, aveva interrotto le imprecazioni e l'aveva dolcemente seguita quella macchinina lenta.
In silenzio era restata dietro a quella macchina dell'autoscuola, ed aveva iniziato ad osservare ogni singola mossa della ragazza alla guida, era una ragazza, la vedeva impressa nello specchietto retrovisore, giovanissima, capelli lunghi, occhi spalancati, spaventati ed attenti, rapidi movimenti del collo e del viso a seguire il brulicare delle strada, il fiume di pioggia da arginare con i tergicristalli.
Arrivava il buio da sotto alle nuvole gonfie di pioggia, sembrava di colpo autunno, sembrava dovesse tutto ricominciare daccapo senza passare dalla salvifica aria della primavera, senza la benedizione di un sole clemente, di un cielo azzurro ed arreso, senza la consolazione delle notti estive.
Aveva seguito a lungo la macchina della scuola guida ed aveva pensato a quella giovane ragazza, ai chilometri che si preparava a percorrere, ai viaggi con le amiche, alle buste colme di spesa da sistemare nel portabagagli, ai cani che l'avrebbero riempita di pelo e bava gioiosa, ai finestrini spalancati con le mani fuori a cercar vento, all'amore fatto sui sedili reclinabili, alle liti con il fidanzato, ai seggiolini con i figli neonati dentro, ai viaggi con la nausea o la febbre, al ritorno dal lavoro nelle sere d'inverno, stanca e curva, al trucco ritoccato al volo al semaforo, guardandosi distrattamente dentro ad una striscia di specchio impietoso, alle prime rughe viste proprio lì dentro, scoperte con sorpresa e panico.
Aveva seguito la ragazza ancora senza patente, aveva cercato di immaginare cosa provasse, aveva pensato alla sensazione di una libertà nuova che certamente ora si stava godendo e che dopo tanti anni non avrebbe più chiamato tale.
Aveva tentato di immaginare la musica che si sarebbe ascoltata dentro a quel piccolo pezzo di mondo privato, alle canzoni cantate ed ai fermagli per i capelli scivolati sotto ai sedili, alle valigie infilate lì dentro di notte per partire con il buio così troviamo meno traffico.

Aveva seguito curve e svolte, frecce ticchettanti ed attese esageratamente lunghe agli stop, aveva cercato di guardare non troppo da vicino questa giovane donna alla guida, per rivedere la sua strada, per pedinare sè stessa, per capire la direzione che avrebbe dovuto prendere fra poco, quando al prossimo incrocio, l'avrebbe sorpassata e si sarebbe trovata costretta a scegliere dove andare, ancora una volta.

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