Depressione ed uscirne fuori

Ti agguanta come un gatto appena metti i piedi giù dal letto, ti sorprende per la sua cruenta precisione, ti sbaraglia, ti spiazza. Cerchi punti di riferimento ai quali aggrapparti, anche piccoli, anzi, solo piccoli, per gli altri invisibili, accumuli un gruppetto di coperte, un vecchio maglione che non lavi più e diventa il vestito della tua sofferenza, della tua estraneazione,un bicchiere d'acqua, un farmaco, un pacchetto di biscotti, un libro che non ti và di leggere, i telefoni, tutto fra te, il letto ed il comodino. Scavi una cuccia, stai quasi bene, solo lì dentro, accomodandoti piano come un cane che gira in tondo per cercare la giusta posizione. Solo lì dentro, quasi sepolta, ti sembra sopportabile. Il freddo non ti passa mai, sei curva, piegata, non riesci ad aprire le braccia, ad esporre il petto, hai solo freddo ovunque, brividi che ti scuotono e non passano mai. Trascinarti in salone ti appare un'impresa impossibile, preparare i bambini e portarli a scuola, qualcosa di improponibile, ingoi la saliva mille volte di più, cerchi di prendere aria, di rilassare, di distendere, di riprenderti la lucidità, ma invece ti sembra di essere lucida solo ora, mentre guardi tutto e tutto ti sembra un'enorme massa spaventosa di cose ed eventi. Gli altri arrivano e ti spronano, ti guardano, si preoccupano, si arrabbiano, non ti capiscono e meno male che non ti capiscono perchè solo così possono aiutarti a venirne fuori. Non ascolti più la musica, non esci,non guardi più un film, non vedi nessuno, non scrivi, non chatti, non compri, ma quel che è peggio, non desideri. Vedi tutto, come fosse un film, un film che, lo ricordi benissimo, aveva colori vividi e riconoscibili, ora è in bianco e nero, e non riesci più ad entrarci dentro. Tutto è lontano da te, quasi non ti riguarda più, tutto è staccato e minaccioso. Lo sai cosa dovresti fare, ci provi pure, ma crolli quasi subito o poco dopo. Ti spegni, si spegne la luce dietro ai tuoi occhi ed hai meno facce a disposizione, meno espressioni. Non dormi, il sonno ti prende come una vertigine che ti risucchia verso il basso e ti risveglia come un urlo, uno schiaffo in piena faccia, il cuore batte forte e di nuovo torni a non dormire. Le notti in cui non dormi si quadruplicano ed ogni giorno stai peggio. Le corse di sempre ti sembrano ridicole perdite di tempo, il parrucchiere, i cappuccini, le chiacchiere, tutto inutile, privo di senso. Non hai fame e per poco non ti accorgi di non aver mangiato quasi nulla anche oggi. Sai che in fondo perchè stare così male?devi reagire, fatti forza, fallo per i tuoi bambini, hai una bella casa, un bel lavoro, perchè stare così? Il perchè non lo sai neanche tu, o forse lo sai ma non ti sembra sufficiente, eppure sei svuotata, rovesciata come un cappotto da ricucire, eppure anche respirare ti appare faticoso, troppo faticoso ed allora annaspi nelle ore, non metti più il tuo lucidalabbra, non riesci ad inventare le storie da raccontare, sono tutte storie stristissime e le storie tristi non si raccontano ai propri bambini. Tutti vogliono che tu esca, che mangi, che sorridi, che ti faccia forza, ma tu la cerchi senza trovarla questa forza, te la ricordi pure bene quella forza di quando lavoravi e ridevi e guidavi e crescevi i tuoi bambini e litigavi e ti rompevi le palle in fila alla posta, ma vivevi, accipicchia se lo facevi, ti emozionavi e l'emozione non ti faceva vacillare come ora. Ora l'emozione ti fa tremare, e vorresti silenzio e pace, assenze e vuoti, spegnere le luci, lasciarne solo una piccola che ti faccia da faro, ora non vuoi sconvolgimenti, passioni, gioie, perchè tutte queste cose si portano dietro il rischio, la paura, l'inatteso. Ti pesi ed hai perso 23 chili non te ne sei quasi accorta veramente, ancora hai l'immagine di te come eri un tempo, gli altri te lo dicono, tu non lo capisci a pieno che sei secca, un'altra persona, che i pantaloni ti cadono per terra anche allacciati, che il seno è stato risucchiato via insieme al grasso ed al benessere d'un tempo. Poi inizi la cura, il tempo sembra non passare mai, ma all'improvviso è trascorso un mese, ti compri una gonna ed una camicia leggera, hai fame e guardi di nuovo i film, uno dietro l'altro, leggi tre libri tutti d'un fiato, hai di nuovo fame e rimangi ma mangi davvero, con gusto, non tanto per mangiare, giochi di nuovo con i bambini e riprendi a raccontare le storie e sono meno tristi, fanno un sacco ridere a pensarci bene, hai voglia di tornare a lavoro con i tacchi ed il bisogno di ascoltare i tuoi pazientini, le loro avventure diverse,fare le fotocopie vicino al distributore del caffè, compri una crema antirughe, ti riiscrivi al corso di yoga e fra poco, magari, riprenderai la tua bicicletta viola con il cestino, accendi la musica ogni mattina ed hai fame di nuovo e mangi ancora. Poi, capita che telefoni agli amici e cucini di nuovo, improvvisamente, come hai sempre fatto, vuoi farti tante docce, e pulisci sotto ai letti, sparpagli il cumulo che stava dentro la cuccia e ti accorgi che sta tornando ad essere un semplice letto dove torni a dormire solo la sera, magari dormendo una notte intera senza girare per il salone con gli occhi spauriti alle tre, quando fa freddo e la casa respira i respiri del sonno, quelli profondi, lenti, rumorosi. Poi succede che porti i bambini a scuola e scivoli via con loro abbracciandoli e sospingendoli, facendo le imitazioni buffe ed il solletico sui loro colli odorosi, che la mattina lasci che si faccia anche un pò tardi pur di fare colazione insieme, niente più cartoni che prima accendevi per non fare sentire troppo il vuoto di quelle mattine vuote e spaventose. Poi capita che una mattina scrivi un post e ti accorgi che è passato un Natale senza che tu l'abbia vissuto e che hai quasi la tentazione di ricominciare dagli addobbi, dalle decorazioni, dai regali che non hai fatto, ma fra due giorni sarà Febbraio, ed a pensarci bene, hai più voglia di una Primavera, decisamente di più.

Commenti

Anonimo ha detto…
DAI Silvia coraggio!!!! MI SONO RITROVATA IN TE, CON TUTTO QUELLO CHE HAI SCRITTO BACI LU
Sabrina ha detto…
Anche a me ricorda per tanti versi la mia depressione post-parto, spero che non lasci gli stessi strascichi. Sono stata veramente in pena per te, e non sai che sollievo sentire che vedi la luce in fondo al tunnel.Vorrei tanto abbracciarti fisicamente, lo faccio virtualmente sperando che ti arrivi lo stesso un po' di affetto.
Paolo ha detto…
Bene! La voglia di primavera è una cosa fantastica...
silvia ha detto…
Ho provato a rispondervi più volte, ma non so' chi decideva puntualmente di cancellare i miei commenti.
Ritento:Innanzitutto bentornata a Lu, anche se so' che non sei mai andata via.
Cara Sab, sono ancora a metà del tunnel, ho dei valori preoccupanti molto alti, anzi troppo alti, fatto gastroscopia, ed una serie di altre indagini,aspetto nuovi risultati e poi partiremo con colonscopia e tac.
Poi speriamo di arrivare ad una diagnosi ma soprattutto ad una guarigione, vorrei venire a prendermi il tuo abbraccio direttamente nei tuoi monti, credo che se venissi lì, inizierei a guarire.
Si,Paolo, è già Febbraio, manca un secondo alla Primavera.
Vi abbraccio forte
Sabrina ha detto…
Coraggio, che brutto periodo...e speriamo che presto sia solo un brutto ricordo!
emaNoN ha detto…
La prima cosa che ho pensato leggendo questo post è stata: "che bellissimo testo".
Però questo non è un testo che può prescindere dalla tua esperienza personale, anzi nasce proprio da lì.
Quindi lodare la bellezza delle tue parole non vuol dire credimi che io le consideri alla stessa stregua di un bel racconto.
Si leggono fatti, concetti ma soprattutto emozioni, e lo schermo gronda lacrime e sangue e buio e sudore stantio e odore di medicina.
Questo aumenta il rispetto nei tuoi confronti.
Pochissimi credo avrebbero potuto scrivere queste cose così bene senza averle vissute, e nello stesso tempo ancora meno tra coloro che le hanno vissute sarebbero in grado di scriverle, di trasmetterle.
Con tutta la simpatia che questo blog ha per contenuti e partecipazione, credo che questo (e alcuni altri ma non è questo il momento)testo debba trovare una collocazione di più ampio respiro, di maggiore diffusione.
Tra i molti passaggi che impressionano, quello in cui dici che quelli di disperazione sembrano essere gli unici momenti di autentica lucidità.
Sono i momenti peggiori.
C'è una frase famosa che recita più o meno che la vita è quella cosa che succede e scorre mentre siamo occupati a fare tante cose.
Questo comportamento, inconsapevole fino ad un certo punto, non è dettato altro che da horror vacui.
Senza il distraente rumore di fondo della vita riusciamo a cogliere la vibrazione primordiale.
Senza il turbinare dell'acqua sabbiosa riusciamo a leggere le scritte sul fondo del nostro acquario.
E spesso non ci piace quello che leggiamo.
Non fermarsi mai, come uno squalo.
Questo ci salva, o almeno ci sposta in avanti.
Ma certe volte niente serve. Le luci in sala si spengono, rimani tu sul palco e non vedi niente al dì là dell'occhio di bue che ti illumina.
Allora senti che stai recitando per un pubblico che non c'è più.
Allora cogli tutta la vuotezza della tua recita. Le conversazioni, le azioni.
E allora l'unica cosa che ti salva, l'unica cosa vera è la paura. Non della morte, ma del dolore, della perdita.
La paura di vivere supera la paura di morire.
Non so se è giusto scrivere queste cose, qui ed ora. Spero di avere atteso abbastanza tempo perchè tu possa rileggerti e leggermi senza essere trascinata indietro in un periodo brutto della tua vita.
Spero che tu abbia abbandonato le tue angosce in questa pagina; non deve essere stato facile scrivere quello che hai scritto, ma proprio il fatto che ci hai reso partecipi credo mi dia l'opportunità di scriverti.
Spero tu abbia recuperato in pieno tutti i tuoi perchè.
....ed uscirne fuori. Dantesco. Ma di buon auspicio.
silvia ha detto…
Carissimo/a ema con negazione, riesco solo a dirti che è stato belle arrivare davanti a questo schermo in questa mattina già stanca e trovare le tue fitte parole, parole piene, concetti chiari e pesanti.
Non ho recuperato affatto tutti i miei perchè, sto riuscendo a guardarli discostandomene un pò, e questo mi ha permesso di prendere aria.
E' stato (coniugare questo verbo al passato ancora mi emoziona)un periodo orrendo della mia vita, certamente non ancora superato perchè se ci penso mi si accappona la pelle e chiude la gola, troppo spesso mi scopro impegnata a tentare stupidamente di dimenticarmene, a fingere che non sia accaduto, ciò vuol dire che ci sono ancora troppo dentro, infangata, impantanata.
Ho troppa voglia però di fare come lo squalo, andare dritta e con la pinna alta, cercando di evitare gorghi e scogli taglienti.
Mi ringorgherò, mi ferirò ancora con lo sperone roccioso, ma questa è un'altra storia.
Grazie per quello che mi hai fatto trovare qui oggi.
Grazie davvero.
emanoN ha detto…
Cara Silvia,
dopo che ti ho scritto era subentrato un pentimento in me.
Ho pensato che tu non avessi voglia di ripercorrere le tue parole di Gennaio, avevo paura di avere rimestato nel torbido, di avere riaperto una ferita ancora recente.
Ma volevo farti sapere quanto apprezzavo il tuo scritto.
Io non attraverso autentici periodi di depressione.
Piuttosto, mi arrivano addosso momenti in cui.....vorrei dire smarrisco il senso, ma forse è più giusto dire che prendo consapevolezza dell'assenza di un senso.
Forse il paragone con l'attore che ho dato nel mio post non calza con ciò che provo. L'attore in questione non recita davanti ad una platea vuota. Al contrario. La platea è piena, ed anche il palcoscenico è pieno. Solo che l'attore ha smarrito la sua parte, e non la ritrova nemmeno su aiuto del suggeritore o dei colleghi pietosi. Allora si aggira sulle tavole e guarda ed ascolta gli altri, i Re le Regine i buffoni i cavalieri le dame, tuti che sanno cosa dire e cosa fare, sente gli applausi, ma sente di essere l'unico a capire che si recita a soggetto, che nessuno ha scritto la trama.
Percepisce diversamente le sue relazioni con il resto della compagnia: gli amici vengono degradati a conoscenti, i conoscenti ad estranei, gli estranei a nemici. E' solo.
E allora salteresti giù dal palco.
Poi, come se l'angelo Clarence ti avesse mostrato il mondo senza di te, ritrovi o ricrei, finchè dura, un TUO senso. Fino alla prossima buchina.
Una volta avevo un giuoco: di legno, un piccolo primitivo flipper in cui con i movimenti delle mani che modificavano l'inclinazione di un percorso labirintico, dovevi far arrivare una pallina metallica dall'inizio alla fine del percorso senza farla cadere nelle buchine disposte ad arte dietro le curve o sui rettilinei. La vita è così solo che almeno non devi ricominciare dallo start ma dall'ultima buca.
A volte guardi il giuoco che hanno avuto in dotazione gli altri, e spesso vedi che il loro percorso ha meno buche. Altre volte vedi invece persone con delle voragini, o la cui pallina è uscita dal labirinto ed è finita in una fessura del marciapiede.
E a volte speri che ogni buca sia l'ultima, ma sai che dopo l'ultima buca è finito il giuoco ma anche il gioco.
Paura e sollievo insieme.
Tutto il bene possibile Silvia, tutto il bene. Te lo meriti. Se lo meritano i tuoi cari.
Scusa.
Per consolarmi adesso so anche di avere il tuo Magazine da leggere!
silvia ha detto…
Caro Emanon, perchè credo che tu sia un uomo e che tu sia caro, non chiedermi scusa, ho scritto e scrivo per rileggermi, per ricordarmi, per esserci.
C'è stato questo pezzo della mia vita davvero orrendo e spaventoso, non mi fa male parlarne con te, anzi.
Lo hai detti tu:tutto il bene, tutto il bene.
Che poi è la cosa più bella che si possa augurare a qualcuno.
E' un augurio bellissimo e me lo rileggo e me lo tengo.
Capisco perfettamente il canovaccio smarrito, il canovaccio svuotato del senso, capisco le recite di tutti i giorni, le pantomime, le buffonate, le parti ridicole, quelle drammatiche, le facce, le maschere, le affabulazioni, gli inganni.
Conosco e partecipo a tutto questo.
Credo sia comprensibile fermarsi e chiedersi cosa cazzo si stia facendo, dove si sta andando e soprattutto perchè.
La mia vita va ancora nella direzione che non ho scelto o che non ho scelto con la giusta forza e determinazione, la mia vita và ancora verso una rotta diversa da quella che porto nel cuore, ma intanto ho ripreso il viaggio, e questo mi pare molto, oggi.

Ti abbraccio.
enanoN ha detto…
Fight,Flight,Freezing,Faint.
L'ordine è quantomai personale.
C'è chi come prima reazione si impegna nel combattimento, chi non trova di meglio che eludere, chi rimane bloccato sperando che passi, chi si lascia andare.
Ma dopo un pò alla fine le si prova tutte.
Se l'unica soluzione pensi che sia rivivere tutta la propria vita daccapo e cambiare tutte le cose, allora pensi che non c'è soluzione.
Se non va bene niente non può essere solo un caso.
Se sei sul marciapiede e parte An Extraordinary life nelle orecchie
alzando di colpo le possibilità che tu quel camion lo lasci passare. Se ha attraversato l'aria dove volevi magari essere tu.
Se ti spiace solo per gli altri.
Se arrivi a suscitare odio.
Allora il tuo ciclo vitale è terminato.
E non è servito a niente.
emanoN ha detto…
emanoN
Emme ha detto…
Cara (?) No name allo specchio,

alla fine del ciclo vitale del magma ci può essere un diamante, alla fine del ciclo vitale delle nubi interspaziali ci può essere una stella, più banalmente alla fine del ciclo vitale del bruco c’è la farfalla.

Ma quando dentro la crisalide il bruco si sente chiudere e soffocare, quando il magma si sente compresso all’inverosimile, quando gli atomi vagano nello spazio freddo e buio, non hanno sentore del destino meraviglioso che li attende.

Non ti conosco, non so nulla di te, statisticamente dovresti essere una donna.

Non so se tu abbia un cancro, o se tu abbia perso l’amore, o quali e quanti errori tu possa avere commesso.
Non conosco la tua età.

Ma quasi sempre c’è un futuro.
E conseguentemente se non altro la curiosità verso il futuro.
E qualcosa da conservare, sempre, di tutte le cose fatte e dette e di tutte le persone incontrate.

Non conosco le motivazioni che ti abbiano spinto ad affidare le tue parole a questo luogo, ma posso supporre per ricevere qualcosa in ritorno. Anche una semplice lettura, magari.

Vai avanti, se puoi.
silvia ha detto…
Emanon è un uomo mi sembra di evincere, a dispetto delle statistiche, emanon è un uomo che scrive cos' bene da emozionarmi (non è la prima volta, ha già scritto).
Emanon ha messo una negazione nel suo nome e chissà perchè.
Emanon forse sa che non ho molto da aggiungere oltre ciò che ho detto, al di là di ciò che ho visto e vissuto.
Niente di ciò che diremo potrà davvero modificare qualcosa nella tua vita.mi piacerebbe se avessi la possibilità di riprendere o cominciare ad amarla, a me è successo che (con i farmaci e l'amore)ho avuto voglia di ributtarmi nella mischia.
Ne vale la pena?
Un mio carissimo amico mi risponde sempre:"ne vale sempre la pena".
Spero tu possa tornare a raccontarmelo, a scriverlo con quella magnifica penna della quale sei corredato.
Lo sai che hai in dotazione una penna magica o no?
Nel caso tu non lo sapessi, vorrei che iniziassi a saperlo.
Ti abbraccio ragazzo.

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