"Silviè và affà er caffè"

Ho vissuto un'infanzia serena. Sono stata una bambina felice e spensierata. I miei genitori si amavano e ci amavano senza devianze o disturbi particolari. Mi piaceva stare al mondo e correre e giocare e mangiare, mi piaceva persino andare a scuola, leggere e studiare. Mi piaceva andare a trovare gli amici dei miei genitori, i miei cugini caciaroni, i parenti tutti. Sono stata una bambina senza troppe paure nè fantasmi radicati. Una sola cosa disturbava le mie tranquille serate, il mio relax post-cena, il mio stravaccamento sul divano insieme a tutta la mia famigliola. Una sola ombra oscurava il benessere di un film visto tutti insieme raggomitolati davanti alla tivvù. Una sola frase spezzava il mio tranquillo poltrire seguendo le scene d'amore più intense, od i thriller più agghiaccianti ed era:"Silviè và a fà er caffè",il senso è chiaro anche per chi non è un autoctono romano immagino, questa frase veniva pronunciata da mio padre nei momenti meno opportuni, nella pen...