Un cartoccio di fusaie


Che darei stamattina, proprio adesso, per un cartoccio di fusaie con il sale sopra, per mangiarle facendole sgusciare direttamente sulla lingua e gettarne la buccia.
Che darei per prendermi questo sole addosso, e stare sotto al cielo pulito di ora senza più dolore, senza brividi e chiodi, senza fitte e paure.
Che darei per un pezzo di villa Borghese con i suoi cespugli e l'alloro ed i venditori di castagne, che darei per avere la vista di Roma dopo i passi sulla ghiaia.
Non so cosa farei per averti accanto ed infilarmi ancora dentro al tuo cappotto.
Ti entro nel cappotto se mi stai vicino.
Che darei per fregarmene e sentirmi libera, poter disdire le risonanze, annullare le visite, cancellare gli altri accertamenti, gettare le medicine, veder finire il sangue e camminare fluida nei miei passi svincolati dal peso, affrancati dal dolore.
Che darei per ridere senza pensieri pesanti e donarmi alla leggerezza con le braccia spalancate, provare a lanciare una pallina da ping pong dentro una brocchetta d'acqua e vincere un pesce rosso, portarlo con la sua asfissiante bustina fino al laghetto e liberarlo in quell'acqua melmosa, inginocchiandomi insieme a te.
Che darei per una corsa fino al centro di questa città per andare a prendere la pizza scrocchiarella calda, per parlare ad alta voce con il fornaio e dire solo cose sceme.
Che darei per una giornata come quella di quarant'anni fa allo zoo con papà, mamma preparava il pranzo della domenica a casa e ci aspettava, sapevo che l'avrei trovata lì, con la tavola apparecchiata e l'accoglienza pulita.
Che darei per poterti dare la mano e non chiederti nulla, lasciarmi portare da te nei vicoli a respirare l'odore antico della nostra città, quello degli angoli, dell'ombra, dei rampicanti sui muri ocra ed arancio.
Magari prendiamo un palloncino con il filo di cotone da legarmi al polso, mi leghi un palloncino al polso amore?
Portami, indicami, regalami.
Conducimi dall'artigiana del mio dono e mettilo nelle mie mani.
Fammi passeggiare al ritmo dei tuoi ricordi, della tua infanzia, di quando eri bambino e mangiavi merende piene di zuccheri e grassi.
E dimmi, dimmi tutto quello che ti viene da dirmi se mi premi una mano sul dolore, tienimi la testa e senti il percorso del male che mi fa, addolciscilo di tenerezza, non respingerlo, non rifiutare il fatto che stia male, prendilo e custodiscilo con le tue mani, io te lo lascio, ti affido la durezza e la contrazione, sostituiscili con la leggerezza ed un soffio caldo.
Ricordo solo l'odore dei tuoi polsi e del mio più intimo, trattenuto dai peli della tua barba.
Che darei per scostarti il bordo del maglione sul collo e baciartelo piano piano di baci piccoli come insetti che fanno il miele sulla tua pelle, dove pulsa il tuo cuore e si impregna della mia passione.
Che darei per attraversare le strade con te quando i semafori durano troppo poco ed alla fine dobbiamo correre a due.
Che bello sarebbe se improvvisamente ti bloccassi per prendermi il viso ed agganciarti dentro ai miei occhi, solo per dirmi:"come sei bella",  ed io per oggi, solo per oggi, giuro che ti crederei.

Che darei per un cartoccio di fusaie con il sale adesso.




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