Con i baci
Lui l'aveva conosciuta camminando in montagna, l'aveva vista e l'aveva capita.
Sei meno di zero le aveva detto, ma poi la desiderava, la voleva per sè, vicino.
Sei meno di zero, si ripeteva lei, e come frase d'amore le era sembrata parecchio strana.
Lei era una selvaggia, giovane, spettinata, sola e senza vestiti nell'armadio della casa nella quale viveva con un cane femmina dall'orecchio moscio.
Lei ed il suo cane femmina, un giardinetto striminzito che amava, giardino che adornava per accoglierlo, con candele e tovaglie colorate, la musica diffusa intorno,un ombrellone bianco.
Cucinava per lui piatti senza radici, cercando di stupirlo, di coccolare il suo palato, di sedurlo, di renderlo dipendente da lei, dalla sua casetta irregolare, dal suo cane femmina, dal suo modo di fare l'amore, dal suo dormirgli accanto ed ascoltarlo con la bocca aperta mentre parlava.
Lei era giovane e tutte le sere gli saltava al collo con un tuffo allegro del corpo intero, lo cercava, lo annusava, lo toccava anche di notte.
E' lui, pensava ogni volta che gli venivano in mente le sue mani ed il suo petto, è lui si diceva quando lo immaginava diventare padre dei suoi figli, è lui, pensava quando si immaginava diventare madre dei suoi figli.
Malediceva ogni sigaretta che fumava, ogni graffio che gli aveva fatto la sua storia.
Lo avrebbe difeso da chiunque e da qualunque sgarberia, avrebbe difeso suo padre con gli occhi liquidi e sua madre piccolissima e tenera.
Ogni volta che lo aveva osservato da lontano, senza che lui sapesse di essere visto, le era piaciuto da morire.
Era ruvido e gentile con i deboli, giusto e fermo, lei lo trovava nello stesso posto ogni volta che smarriva la strada, lo poteva raggiungere di nuovo dopo aver vagabondato come il suo cane femmina dall'orecchio moscio, ed allora tirava nuovamente il fiato e si ritrovava.
Lui non si agitava, sapeva che una ragazza meno di zero come lei, sarebbe potuta diventare qualsiasi cosa avesse desiderato, se solo si fosse sentita guardata davvero, se la trottola del suo cuore e del suo sentire si fossero fermate almeno un poco.
Lei masticava i giorni e ricordava ogni singola volta in cui si erano amati selvaggiamente e baciati, baciati così a lungo da perdere la cognizione di ogni spazio ed ogni tempo.
Si erano urlati sulla faccia insulti e ricatti, frustrazioni e paure, si erano spintonati, persino sputati, ma non avevano mai smesso di baciarsi.
Erano passati quindici anni e baciarsi era ancora la cosa che preferivano fare sopra ogni altra, non riuscivano neanche a sfiorarsi senza passare dalle labbra e dalla lingua.
Così iniziavano ad abbassare il livello della rabbia e della stanchezza quotidiana, con i baci facevano pace senza parlare, con i baci facevano l'amore, con i baci avevano fatto i figli.
Attraverso la bocca contattavano i loro odori, spingevano i loro fiati lungo le gole affamate e si sbranavano e si perdonavano e si fondevano e si dimenticavano della vita e della morte.
Mentre tutto intorno perdeva di senso e loro arrancavano dentro alla fatica ed alle preoccupazioni, mentre correvano dentro ai giorni frenetici ed assaggiavano nuove pietanze e vecchi cibi, mentre si conoscevano sempre più a fondo e le debolezze e le fragilità erano ormai scoperte come le cose belle di ognuno di loro, si faceva sempre più forte la sensazione che quella fosse la vera storia di una vita.
Una storia reale senza orpelli, senza scusanti, una storia che li aveva visti lontani, uno dentro l'altro, traditi, separati e poi di nuovo insieme, comunque una storia da guardare dritta in faccia.
Una notte, dopo l'intervento, lei si era svegliata di soprassalto dentro al buio più intenso, si era svegliata morta, in un silenzio melmoso e fermo, un'oscurità impenetrabile, un peso intorno che le impediva il respiro ed il movimento, si era riempita di paura si, ma soprattutto di pena, la pena l'aveva invasa tutta mentre i suoi occhi fermi piangevano perchè non avrebbero potuto rivederlo un'ultima volta.
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