Posti di lavoro e progetti futuri
Sto vivendo un momento difficile, un momento duro, doloroso, affannoso, spaventoso.
Ho molte cose da dire a questo proposito, ho molto da raccontare su questo male che mi opprime il respiro, il sorriso, che mi impedisce un passo leggero, un passo che sia semplicemente un passo e non una traversata transoceanica.
Però non ne ho voglia, non ho voglia di stare male e non ho voglia di parlarne, quindi non lo farò, voglio lasciare il fango fuori di qui almeno per stasera.
Allora scriverò di alcune chiacchiere con i miei figli che mi girano intorno alla testa mentre purtroppo sono sdraiata a letto, sempre malata, sempre debole, sempre barcollante.
Chiacchierando sul lettone con i miei bambini maschi e triviali, una di queste sere nuvolose e sfilacciate come zucchero filato inquinato, affrontiamo temi impegnativi e filosofici del tipo: "cosa fà il pompiere mamma?"
"spegne gli incendi, salva le persone rimaste intrappolate, sfonda le porte delle signore che hanno chiuso casa lasciandoci dentro le chiavi, e soprattutto scendono abbarbicati come koala scivolando da un palo lungo lungo"
"Bello"
"che figo"
"lo sai che non mi piace, ci sono tanti aggettivi tesoro, sforzati un pò di più amoretto"
"vabbè che figata"
"...."
"comunque, voi due, dico voi due miei figli maschi, Giacomo E Filippo, esattamente voi, cosa vorreste fare da grandi?"
"io il pagliaccio"dice il grande senza ripensamenti, il grande di sette anni, colui che ho sempre immaginato scienziato ballerino etoile, il grande, quello primogenito con il super-io grosso come una casa, con un senso della regola e del dovere imparato geneticamente dal pater familias, proprio lui.Inghiotto.
"bellissimo il pagliaccio, molto...divertente,creativo"
"già già, sono sicuro di voler diventare un bravo pagliaccio che fa ridere molto la gente"
"e tu piccolino biondo di mamma, che vorresti fare da grande cucciolo d'uomo?"
"io quello che distribuisce le banane alle scimmie"
Dopo un minuto di silenzio nel quale ho riflettuto sull'uso della parola "distribuire" in un bambino di tre anni, ho chiesto timida:"distributore di banane alle scimmie dello zoo di Roma tesoretto?"
"nooo mamma, nelle giungla".
E' chiaro.
Mi aspetta una vecchiaia di stenti e preoccupazioni, con due figli privi di inps e di versamenti per la previdenza sociale, senza neanche l'ombra di un posto fisso, di una busta paga, di un TFR, di una tutela sindacale, una vecchiaia di solitudine senza neanche un semplice pranzo con polpettone e nuore rognose e nipoti chiassosi a casa mia di domenica, mi aspetta una vecchiaia grama, di lontananza ed ansie multiple, ma soprattutto una domanda su tutte campeggia da allora nella mia testa:passi per il primo figliolo che girerà con un cappello nel quale raccimolerà una sorta di salario esentasse, ma il secondo figlio, chi me lo retribuisce...le scimmie del Borneo?
Commenti
E fanculo all'Inps.
Buongiorno Sab.
Il pancione di Giorgina?