Palloncini di vetro

"Disidratazione profonda, gastroenterite acuta, broncopolmonite destra in un paziente con varicella".
In realtà si trattava del mio bambino di due anni e mezzo, con ogni centimetro di pelle tempestata di bolle, il pancino dolorante, la febbre che gli scaldava il collo bianco, un vomito ed una diarrea inarrestabili, un piccolo polmoncino abitato da un batterio perfido (ti ci sai mettere con i più piccoli eh?)ed i suoi occhi azzurri assurdamente spenti, quasi chiusi, le sue mani nelle mie mani, le sue gambe e le sue braccia allacciate a me notte e giorno, noi due tornati uno dentro l'altro come tre anni fà.
Il mio piccolo nano pestifero era annientato, morbido come una gelatina alla frutta, di tanto in tanto si lamentava poco e mi sussurrava:"mamma non ce la faccio più, mi fà male tutto", poi, vomitava ancora e diceva "adesso passa vero?".
La notte lui stava sdraiato e dormiva, il gocciolìo ritmico della flebo che lo curava, io gli sfioravo le unghie e gli stringevo le dita piccole, che d'improvviso mi sembravano troppo piccole per questo mondo gigante.
Di notte, noi mamme non dormivamo mai, senza letti nè pasti, ci si piegava la testa sul petto e riprendevamo a controllare le flebo che restavano appese sopra le teste dei nostri cuccioli come palloncini tenuti per mano, palloncini di vetro brillante, sul quale si rifletteva la luna, ed il rumore dei carrelli che riprendevano a sferragliare nel corridoio prima dell'alba, i campanelli acuti per chiamare le infermiere, i pianti dei bambini più piccoli e più doloranti.
I cucchiaini d'acqua dati continuamente con la speranza che lui riuscisse a tenerli dentro di sè, un tifo da stadio per una pipì che non arrivava da più di quindici ore, una briciola di fetta biscottata che finalmente conservava nel suo stomaco o la ricerca affannosa di un suo sorriso, l'attendere che nei suoi occhi, dietro ai suoi occhi, tornasse la luce di sempre.
Ora il mio figlio pestifero e piccolo stà smontando la sua camera, lanciando libri di cartone e montando sulla schiena del suo fratello maggiore e fragile come un rametto di ciliegio.
Una sola certezza trovata sotto alla montagna durissima di stanchezza e mancanza di sonno:i bambini non dovrebbero soffrire, mai.
Commenti
Coraggio Silvia, l'incubo è finito. E il pensiero corre ai genitori per i quali l'incubo non finisce, dura mesi e anni....ma davvero c'è un Dio, lassù ?
Cara Sab, dici sempre quello che penso continuamente.
Nel lettino non potevamo sdraiarci perchè era piccolo e con le sbarre di ferro, un doppio letto?sarebbe stato un sogno anche perchè il piccolo mi chiedeva "sdraiati vicino a me mamma, per addormentarlo e rassicurarlo.
Molto prima di questa esperienza, avendone avute altre con il grande ed altre con lui, ma in fondo prima che avessi dei figli e quando facevo tirocinio, pensavo che certi genitori, erano accanto alla nostra porta, devono fare in modo che questa situazione diventi una routine devastante, li vedevo trascinarsi dietro ai figli rasati e con le bandane in testa, tenendo la milionesima flebo per accompagnarli al bagno ed ho pensato che è disumano, difficile credere in qualsiasi cosa.
Baci